La confusione, la realtà e gli accordi che sono possibili

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di   Sabino Cassese

Grande è la confusione sotto il cielo. È cominciata con la mozione di sfiducia della Lega nei confronti del governo di cui fa parte, e la sua richiesta di andare subito alle urne. È seguita con una lettera del presidente del Consiglio al suo ministro dell’Interno, criticato per gli «strappi istituzionali» e per «sleale collaborazione». Lo stesso presidente del Consiglio ha constatato che «questa nostra esperienza di governo» è «agli sgoccioli». L’altra forza di governo, per bocca dell’altro vicepresidente, ha a sua volta dichiarato «la frittata è fatta». Salvini ha detto: bisogna «rivedere» il reddito di cittadinanza. Conte ha disposto: occorre assicurare assistenza e tutela ai minori della nave Open Arms. Gli ha ribattuto Salvini: in questo modo si chiede «lo sbarco di centinaia di immigranti». Conte ha replicato «indignato per l’irresponsabilità del vicepresidente». In questo scambio di accuse, ciascuna delle due parti ha lamentato che si tratta dell’«ennesimo» conflitto. Mentre la lite continuava, ciascuna delle due forze di governo si rivolgeva all’alleato di ricambio, la Lega a Berlusconi, il M5S ai democratici, come un marito e una moglie sulle soglie di un divorzio, pronti a unirsi ognuno al proprio amante. Poi, nuovo giro di danza: la mozione di sfiducia c’è, ma non viene calendarizzata dalla conferenza dei capigruppo del Senato, cioè è come se non ci fosse. La Lega non ritira dal governo i suoi ministri.

Ciò, nonostante abbia sfiduciato il governo di cui fa parte. Salvini, dimenticando quel che dice la Costituzione, fa un passo verso il M5S, dicendosi pronto a votare la riduzione dei parlamentari prima di andare a nuove elezioni e dichiara che il suo telefono è sempre acceso.

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