Inversione dei ruoli tra i quasi ex alleati: adesso sono i 5 Stelle a dettare la linea

Giuseppe Marino

Bastano due foto a raccontare il ribaltamento dei ruoli nella crisi di governo più pazza del mondo.

La prima è quella di Matteo Salvini in costume da bagno che guida le cubiste nell’offensiva del Papeete Beach, l’ultimo show del vicepremier prima di annunciare la crisi di governo. La seconda, a crisi ormai aperta e scontro parlamentare concluso con un brusco stop alla manovra di Matteo Salvini, è l’immagine di Luigi Di Maio in spiaggia a Palinuro per un Ferragosto in famiglia.

In pochi frenetici giorni, il leader leghista è passato dall’assalto che avrebbe dovuto abbattere il governo alla posizione di difesa del proprio ruolo: «Io ancora ministro dell’Interno l’anno prossimo? A Dio piacendo. Conto per l’anno prossimo di portare dei dati ancora migliori». Il leader del Carroccio è arrivato addirittura a smentire di aver detto a Conte di voler «staccare la spina al governo». Eppure la Lega ha depositato una mozione di sfiducia, preannunciata da un tweet di Salvini: «Chi perde tempo vuole solo salvare la poltrona. Per qualcuno #primalapoltrona, per noi #primagliitaliani. No inciuci! No governi tecnici! No giochini di palazzo!». Così, se fino a qualche giorno fa erano i Cinque stelle a chiedere a Salvini di ritirare la mozione di sfiducia e votare prima la riforma costituzionale con il taglio dei parlamentari, dopo Ferragosto la situazione è completamente ribaltata. I 5 Stelle giocano all’attacco, attaccando frontalmente l’ex alleato e smentendo qualunque trattativa. Anzi dicendosi addirittura ansiosi di arrivare al momento del voto della mozione di sfiducia, che fino a qualche giorno fa chiedevano di ritirare.

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