Salvini parte in minoranza. Ma i dem temono il blitz per le assenze di Ferragosto

Eppure sulla carta i numeri sono dalla parte del battaglione che lavora a un governo istituzionale, per mettere in sicurezza i conti e impedire a Salvini di «prendersi» l’Italia. Perché allora il vicepremier si assume il rischio di essere sconfitto sulla tempistica dell’addio di Conte? Perché vuole mostrare plasticamente che il «partito della poltrona» esiste e trama per un governo con dentro «Boschi, Renzi e Toninelli». E se invece a vincere il primo round nell’Aula di Palazzo Madama fosse il centrodestra, ricompattato di botto dalla grande paura delle urne? Salvini sarebbe ancora più contento, perché potrebbe sfiduciare Conte già domani e trascinare il Paese al voto entro il 27 ottobre. «Non una data a caso — azzarda un senatore renziano evocando Mussolini —. È il giorno del proclama della Marcia su Roma, “L’ora della battaglia decisiva è suonata…”». Gli umori sono questi, con la buvette di Palazzo Madama che fa fatica a sfamare i senatori e l’attesa per la grande sfida di oggi tra Matteo&Matteo. Salvini e Renzi si fronteggeranno per la prima volta da quando la crisi è iniziata e l’ex premier dem terrà una conferenza stampa alle 16.30, per illustrare la sua posizione sul governo istituzionale. Il suo motto? «Non c’è insulto che possa fermarmi».

E Giuseppe Conte? Lima il suo discorso. Per quanto Salvini sospetti che voglia cercarsi in aula i voti per un «bis» e provi a impedire che tenga le sue comunicazioni, il premier è fermamente determinato a parlamentarizzare la crisi: «Scelta inevitabile e ineludibile». Ha scritto ai presidenti delle Camere e certo non tornerà indietro dalla decisione di farne «la crisi più trasparente di sempre». Rivendicherà le riforme fatte, addossando al Salvini il peso delle promesse sfumate. E se tanti lo chiamano e lo sondano, il giurista che ha guidato il litigioso governo gialloverde mantiene un silenzio rispettoso delle istituzioni. Ma in privato confida ai suoi il disagio per gli annunci di Salvin: «Se vuole ritirare i suoi ministri segua le procedure». E sfoga l’imbarazzo per il tentativo di sfiduciarlo nel giorno del lutto per Genova. Dove domattina, davanti a padri, madri, mogli e figli che hanno perso quasi tutto, gli occhi di Conte e Salvini di certo si incroceranno, sotto lo sguardo attento del presidente Sergio Mattarella, cui tanti guardano per una soluzione della crisi.

CORRIERE.IT

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