Il primo anno gialloverde è negativo. Non perdiamo l’àncora europea

Alberto Quadrio Curzio Economista, presidente emerito Accademia dei Lincei

La tristezza nel constatare che l’Italia va male non può essere compensata dalle crescenti critiche al Governo in carica perché le responsabilità della situazione vanno condivise dai non pochi che hanno contribuito al successo elettorale del connubio populista-sovranista. Così come la responsabilità va condivisa oggi dai supporter silenti e dai critici generici. Perchè la critica serve se è precisa e costruttiva come cercheremo di fare nel seguito guardando al nostro presente ma partendo dal nostro passato

I “miracoli” del cambiamento

Iniziamo dal periodo 2014-2018. Mentre l’Italia si stava faticosamente riprendendo dalla crisi, tanti mass media hanno ripetuto che nulla stava cambiando e che la crisi proseguiva o addirittura peggiorava. Certo la crisi era stata forte e i divari tra ceti e tra regioni si erano accentuati. Eppure l’Italia, per forze proprie e pur in presenza di debolezze politiche e partitiche interne, si stava rianimando tanto che la Commissione europea espresse più volte il convincimento che il nostro Paese fosse su una buona, anche se lenta, dinamica di riforme e di crescita. In particolare quelle per il lavoro, per gli investimenti e per l’innovazione.

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