Ponte Morandi, “corrosione dell’acciaio e difetti durante la costruzione”

di GIUSEPPE FILETTO

Impalcato con fessurazioni, tiranti corrosi, con riduzione delle sezioni resistenti anche del ‘75%. E soprattutto scarsa manutenzione. Tanto che gli ultimi interventi risalirebbero a 25 anni fa. E’ quanto scrivono i tre periti del giudice per le indagini preliminari sul ponte Morandi: nella relazione in risposta al quesito del primo incidente probatorio, quello “sulla descrizione delle parti crollate e di quelle non precipitate del viadotto”. Cioè, di come si presentava il viadotto prima del 14 agosto 2018.

E nelle 72 pagine di relazione descrivono i particolari, documentano un 19% di cavi di acciaio completamente corrosi, un 22% con riduzione di sezione del ‘75%, poi il 27% con riduzione del 50% e il restante 18% con riduzione di sezione del 25%. E sul tampone (cioè la soletta) della pila 9 “le nervature presentano fenomeni di degrado localizzati”.

Le perizie sono state stilate in contradditorio, cioè in presenza dei consulenti delle parti: sia della Procura, sia dei 73 indagati e delle parti lese (morti e sfollati). Anche se, Autostrade, attraverso i suoi ingegneri, sostiene che gli stessi periti del gip hanno evidenziato difetti riconducibili alla costruzione del ponte: “I processi di corrosione sono imputabili alle insufficienti iniezioni di cemento all’interno delle guaine di copertura dei cavi di acciaio”.

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