Governo, il richiamo del Colle Ma se ci sarà la rottura ipotesi di un esecutivo di «garanzia elettorale»

di Marzio Breda

Governo, il richiamo del Colle           Ma se ci sarà la rottura ipotesi di un esecutivo di «garanzia elettorale»

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Un partito del Quirinale, il cui inquilino sarebbe un leader ombra, infiltrato nel governo grazie ai ministri Tria e Moavero, oltre che allo stesso premier Conte? A Sergio Mattarella quest’immagine è ormai venuta a noia per un paio di motivi. Il primo, fattuale, perché Tria fu scelto dalla Lega e Moavero dai 5 Stelle, che designarono pure Conte (basta rileggersi le cronache del 2018). Il secondo motivo è di ordine costituzionale, e lui si sente costretto a ricordarlo ancora: chi sta al mio posto «non fa politica ma l’arbitro», con «il dovere di garantire funzionalità alla vita istituzionale» (e pure qui, per capire quanto sia vero, bastano i suoi atti). Certo, un presidente arbitro come Mattarella è — in chiave soft eppure penetrante — «non può non richiamare al rispetto del senso delle istituzioni e ai conseguenti obblighi, limiti e doveri». Ma ciò non significa, per esempio, che si darà la pena di creare a ogni costo un nuovo governo, se cadesse questo. L’ha lasciato capire, ieri, insieme ad altri aspetti sottintesi, incontrando i giornalisti alla cerimonia del Ventaglio: siano le forze politiche della maggioranza a occuparsene, «facendo chiarezza». Traduciamo: veniamo da una campagna elettorale «lunghissima», smettetela… se non sarete chiari, vuol dire che non intendete proseguire.

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