Chi ha intimidito Giovanni Tria?

La domanda è arrivata in Parlamento: “Chi ha intimidito Tria?”. L’hanno posta, con declinazioni diverse, tutti i gruppi di opposizione. Sollecitati da una clamorosa affermazione del ministro Giovanni Tria al Corriere: “L’intimidazione non passa”. L’ex direttore di Panorama, Giorgio Mulè, berlusconiano doc, uno che l’uso politico delle notizie lo conosce bene, la mette così: “Un ministro di questo governo dice al Corriere che non cede alla spazzatura e che l’intimidazione non passa. C’è dunque qualcuno che vuole coartare la sua volontà. Il governo riferisca”. Federico Fornaro, capogruppo di Articolo 1, parla di “macchina del fango”. Il parlamentare del Pd, Enrico Borghi evoca il “metodo Boffo”. Il riferimento, evidentemente, è alle notizie sul ministro Tria, estremamente puntuali, rivelate da due giornali non ostili al Governo, il Fatto Quotidiano e la Verità, proprio nei giorni di massima tensione tra il Tesoro e Palazzo Chigi: le perplessità del ministro sulla commissione banche, il braccio di ferro sui decreti “crescita” e “sblocca-cantieri”, la pressione su Tria per forzare sul Def, l’insofferenza verso il controcanto da parte dell’erede di Quintino Sella rispetto alla “narrazione” dell’anno bellissimo. Insofferenza che ha raggiunto il suo picco sulle deleghe che il titolare dell’Economia ha assegnato dopo nove mesi a sottosegretari e vice-ministri, perché ha affidato quelle più leggere tenendosi in mano quelle più rilevanti sulle partecipate.

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