Così Grillo e Di Battista sono finiti ai margini: tormenti dei nuovi 5 Stelle

di Tommaso Labate

«La situazione si può recuperare, vediamo che cosa succede nelle prossime settimane, se Alessandro deciderà di tornare a darci una mano in campagna elettorale. Certo, la linea è decisa e la conosce anche lui, per ora nessuno può mettere in discussione né Salvini né la maggioranza con la Lega. Se decidesse di tornare a fare campagna elettorale accettando queste regole d’ingaggio, ovviamente esordirebbe dicendo che tutte le notizie sulle ruggini tra lui e Di Maio erano inventate…». In cambio della garanzia dell’anonimato, una delle figure di maggiore esperienza all’interno del Movimento Cinque Stelle — che si muove su quella cerniera che collega il gruppo parlamentare alla Casaleggio associati e a Palazzo Chigi — riassume la situazione in cui è venuto a trovarsi Alessandro Di Battista. Che, insieme a Beppe Grillo, adesso si ritrova qualche chilometro più in là delle colonne d’Ercole fissate da Davide Casaleggio e Luigi Di Maio, freschi «fondatori» della ri-costituita associazione «denominata Movimento Cinque Stelle», col «fondatore» (quello vero, e cioè il comico genovese) declassato al ruolo di semplice «garante».

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