Perché il richiamo Usa all’Italia sulla Cina deve preoccupare

Andiamo a ritroso, partendo dall’appuntamento più atteso. “È senz’altro vero che a Washington gli occhi siano puntati sulla visita di Xi Jinping a Roma – ci spiega la ricercatrice – L’Italia sarebbe il primo Paese G7 a firmare un memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative”. La Via della Seta divide gli addetti ai lavori. Guadagno e sicurezza, commercio e indipendenza politica devono essere sapientemente bilanciati prima di prendere decisioni irrevocabili. La preoccupazione per il memorandum cui ha fatto cenno recentemente il sottosegretario al Mise Michele Geraci e con lui il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini deve però essere ridimensionata. “Per gran parte questi documenti sono vaghi e non vincolano il Paese ad investire o a siglare intese con le aziende cinesi, un processo che peraltro in Italia è già in atto da diversi anni a prescindere dalla nuova Via della Seta”. Attenzione ai cavilli: “Non di rado questi memorandum si dimostrano piuttosto ambigui, e includono clausole politiche, come il riconoscimento di un’unica nazione cinese che comprende anche Taiwan”.

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L’HUFFPOST

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