Il governo né-né

A poche ore dalla ripartenza della stagione televisiva la Rai non ha un presidente perché il designato Marcello Foa resta nel limbo.

A pochi giorni dall’inizio delle scuole non si capisce se i bambini delle materne e delle elementari avranno l’obbligo di entrare in aula con il certificato che attesta le loro vaccinazioni oppure no, un caos generato dalla spettacolare circolare della ministra Grillo che introduce un misterioso e inedito «obbligo flessibile». A due settimane dalla scadenza dell’impegno di acquisto da parte degli indiani della Arcelor Mittal, gli oltre diecimila dipendenti dell’Ilva di Taranto non conoscono il loro destino (occupati o disoccupati) perché Di Maio non ha ancora dato il via libera alla vendita. A pochi mesi dalla votazione del nuovo bilancio comunitario non sappiamo tra veti e minacce di non pagare – se e come il prossimo anno saremo in Europa.

Né a favore dei vaccini né contro, né per salvare l’Ilva né per affossarla, né in Europa né fuori. Siamo al governo del né-né, prigioniero dell’incompatibilità tra i programmi elettorali di Lega e Cinque Stelle non certo risolti dal famigerato «contratto» che, a sua volta, dice tutto e il contrario di tutto. L’ultimo, inquietante né-né è sul delicato tema del taglio delle pensioni. Una follia, secondo gli esperti vicini a Salvini, una necessità per Di Maio, che ieri ha minacciato la Lega di fare saltare tutto (immagino il governo) se non avrà dall’ex Carroccio il via libera a mettere le mani nelle tasche degli anziani.

Non mettiamo fretta, per carità, e attendiamo gli eventi. Ma su alcuni temi non si può stare nel mezzo. Non sui vaccini, soprattutto non sulle pensioni, altrimenti si diventa come quelli di Lotta Continua che, negli anni del terrorismo, coniarono il motto: «Né con lo Stato né con le Br». Di Maio faccia quello che vuole, sono affari suoi e dei suoi seguaci. Ma la Lega deve scegliere se stare con i Cinquestelle o con i pensionati. Su questo tema non noi, ma il suo elettorato non può accettare alcun né-né ma solo un «con i pensionati, senza se e senza ma».

IL GIORNALE

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