Russiagate, contenuti russi su Facebook potrebbero aver raggiunto metà elettorato Usa

Circa 126 milioni di americani avrebbero letto su Facebook post con contenuti aggressivi, divisivi, pubblicati da account collegati a russi, prima e dopo la campagna elettorale nel 2016. Questa cifra clamorosa di utenti, pari alla metà dell’elettorato statunitense, è inserita in un documento messo a punto da Colin Stretch, rappresentante legale del Social Network fondato da Mark Zuckerberg. Il testo è stato già trasmesso alla Commissone Affari giudiziari del Senato e costituisce la base dell’audizione dello stesso Stretch, programmata per oggi 31 ottobre 2017. In un primo momento Facebook aveva stimato un’audience sempre consistente, ma molto più ridotta: 10 milioni di utenti.

80 mila i post pubblicati da entità russe

Un’inchiesta più approfondita ha prodotto i nuovi numeri: sono circa 80 mila i post pubblicati da entità russe, da gennaio 2015 all’agosto del 2017. E’ una frazione minima del traffico complessivo, lo 0,004% del totale, con un rapporto di uno su 23 mila contenuti. Ed è una categoria distinta dalle tremila inserzioni pubblicitarie, commissionate da 470 account sempre riconducibili a entità russe. Il problema, come riconosce nella testimonianza scritta lo stesso Stretch, è che quegli 80 mila post sono stati immessi in rete da falsi account, violando i termini del servizio fissati da Facebook e avvelenando la discussione sui temi chiave della competizione elettorale.

«Siamo determinati a fare tutto ciò che possiamo per far fronte a questa minaccia», commenta il «general counsel» di Facebook. Domani, mercoledì 1 novembre, è prevista un’audizione allargata davanti alle Commissioni Intelligence di Camera e Senato. Oltre al manager di Facebook saranno ascoltati quelli di Twitter e di Google. A settembre Twitter aveva individuato 201 account di «guastatori russi»: ora sono già diventati 4.700.

Inserzionisti collegati al Cremlino

Google, invece, ha scoperto che inserzionisti collegati al Cremlino avrebbero speso 4.700 dollari di pubblicità elettorale direttamente negli Stati Uniti, mentre altri 53 mila dollari in spot politici americani sarebbero stati pagati nel territorio russo. Grandezze, comunque, da collocare nel contesto più ampio. Il resoconto della Commissione federale informa che Hillary Clinton ha investito circa 66 milioni di dollari in pubblicità (su una spesa totale di 83 milioni di dollari), mentre Donald Trump ne ha stanziati 23 milioni. Il Centre for Responsive Politcs formula stime più alte: 125,1 milioni per Hillary e 30,4 per Donald.

 CORRIERE.IT
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