La famiglia che ha resistito all’alluvione: «I vicini ci portavano il cibo a nuoto»

di Giulia Arnaldi e Alfio Sciacca

Massa Lombarda, la famiglia Maretti isolata da mercoledì a ieri sera: «Abbiamo resistito senza corrente e acqua. Ci sentivamo abbandonati»

La famiglia che ha resistito all'alluvione: «I vicini ci portavano il cibo a nuoto»
I coniugi Maretti cercano di buttare fuori l’acqua dalla loro abitazione a Massa Lombarda (Ra)

MASSA LOMBARDA (RAVENNA) — Suona quasi beffardo trovarsi a scoprire che, con la casa completamente circondata dall’acqua, quel che più ti manca è proprio l’acqua. «Da subito siamo rimasti senza acqua per lavarci e anche per i servizi igienici, mentre quella da bere ce la portavano volontari e vicini casa, praticamente a nuoto».

La cronaca di come cinque persone (padre, madre, figlia e due nonni di 78 e 83 anni) abbiano resistito bloccati in casa per tre giorni è scolpita nella mente e nel volto della piccola di casa, Giulia Maretti, 32 anni, che ha tenuto i contatti con il mondo esterno grazie ai social e alla precaria ricarica del telefonino, con l’angoscia di restare senza batteria. Tutto questo fino a ieri sera, quando la famiglia ha potuto mettere piede fuori casa.

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Siamo a Massa Lombarda, uno dei comuni più devastati del Ravennate. «Abitiamo tutti nello stesso stabile — racconta Giulia —. Io e i miei nonni in due distinti appartamenti al pianterreno, i miei genitori al primo piano. Mercoledì mattina quando è arrivata la piena ci siamo messi al sicuro al primo piano e lì siamo rimasti bloccati fino ad un’ora fa (le 18 di venerdì, ndr)». Tre giorni di autentica «prigionia» a fare i conti con i bisogni più elementari: luce, cibo, acqua. «Un incubo che abbiamo compreso solo con il passare delle ore  — racconta Giulia —. Fortunatamente martedì c’era stata l’allerta e avevamo fatto delle scorte. Ma pensavamo che sarebbe durata solo qualche ora o un giorno. E invece sembrava non finire mai».

L’assenza di corrente è stata la prima criticità. «I telefonini si stavano tutti scaricando e avevamo l’angoscia di restare totalmente isolati. Poi mia madre ha armeggiato con il salvavita ed è riuscita, non so come, ad attivare una presa di corrente in una stanza. Almeno i telefonini erano salvi».

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