L’effetto delle leader sulle Europee

Marcello Sorgi

All’indomani dei risultati del primo turno di amministrative che ha coinvolto un italiano su dieci (con una partecipazione, tuttavia, solo al 59 per cento), il tradizionale studio dei flussi elettorali dell’Istituto Cattaneo conferma che per la prima volta si sono registrati un «effetto Meloni» contrapposto a un «effetto Schlein». Più prevedibile il primo, dato il forte traino esercitato dal governo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia e nato otto mesi fa. Atteso, ma non scontato il secondo, sebbene la nuova segretaria abbia riguadagnato solo una parte di ciò che il Pd aveva perso nei mesi seguiti alla sconfitta elettorale del 25 settembre 2022, quando il partito, dal 22 per cento registrato nei sondaggi fino all’agosto dello stesso anno, era arretrato al 19, e poi via via al 15-16 nei lunghi mesi che avevano preceduto le primarie. Schlein adesso oscilla tra il 20 e il 21, ha quindi ancora un punto da recuperare.

A Brescia, la vittoria-simbolo di questa tornata, la crescita è avvenuta grazie a elettori che dai Cinque Stelle si sono spostati verso il Pd. Lo stesso, ma in misura più contenuta, è accaduto ad Ancona, la città dove il centrodestra è uscito in vantaggio dal primo turno, ma il centrosinistra potrebbe recuperare grazie al possibile aiuto degli elettori del candidato battuto di Conte. A Pisa, città tradizionalmente di sinistra conquistata dal centrodestra nel 2018, se l’ «effetto Schlein» non c’è stato è perché gli elettori pentastellati e di Azione-Iv non si sono spostati: e sarebbe bastato, com’è accaduto altrove, che i sostenitori di Calenda e Renzi passassero con il centrodestra, per portarlo alla vittoria.

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