Stop alla protezione speciale, la linea dura sugli sbarchi

di Lorenzo Salvia

Il pressing leghista, poi l’intesa in maggioranza. E c’è la stretta sui permessi per cure mediche

Stop alla protezione speciale, la linea dura sugli sbarchi

Il segnale l’aveva dato in mattinata il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, della Lega: «Azzereremo la protezione speciale. È un unicum italiano ed è diventata nel corso degli anni una sanatoria, un fattore di attrazione di immigrazione». Una dichiarazione, quella del sottosegretario, che sosteneva il più importante dei 21 emendamenti presentati dalla Lega al decreto approvato nel Consiglio dei ministri di Cutro, dopo il naufragio che ha portato alla morte di 93 migranti.

L’accordo

Nelle stesse ore i partiti di governo si stavano confrontando proprio sugli emendamenti al decreto. E dopo Molteni è intervenuto Nicola Procaccini, eurodeputato di FdI e già portavoce di Giorgia Meloni al ministero per la Gioventù: «La protezione speciale consente di fare questo sbando che purtroppo c’è stato». Due indizi fanno quasi una prova, e infatti poco dopo arriva l’annuncio. La maggioranza ha presentato un subemendamento che cancella la protezione speciale. Il testo è stato firmato dai capigruppo in commissione Affari costituzionali Daisy Pirovano (Lega) e Marco Lisei (FdI) , primo firmatario Maurizio Gasparri per Forza Italia. I tre senatori dicono «basta alle sanatorie per tutti i clandestini».

Esulta la Lega

Ma è soprattutto la Lega a cantare vittoria, dicendo che così «si ritorna ai decreti Salvini». Mentre da FdI parlano di «maggioranza coesa nel raggiungere l’obiettivo di cancellare la cosiddetta protezione speciale». Tradotto: non si torna ai decreti sicurezza, si elimina solo una procedura specifica. Il tutto nel giorno in cui l’Onu lancia un appello proprio al nostro Paese: «Qualsiasi nuova politica nell’ambito dello stato di emergenza — dice l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, Volker Türk — deve essere conforme agli obblighi dell’Italia in materia di diritti umani». Immediata la replica del capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti: «L’Alto commissario si può occupare di altre e più significative cose, anziché intromettersi nella legislazione (…) che il Parlamento approva». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, invece, dice di «condividere quello che dice la Cei». E cioè che «non esiste un allarme, ma esiste uno stato di emergenza tecnicamente inteso che ha suggerito al governo di dotarsi di procedure semplificate per poter essere all’altezza della sfida».

Il subemendamento

Il subemendamento elimina la conversione della protezione speciale in permesso di soggiorno per lavoro. E dà una stretta ai permessi per calamità naturali e per cure mediche, quest’ultimo ammesso solo per patologie non curabili nel Paese d’origine. Visto che in commissione il dibattito va a rilento, il testo dovrebbe essere votato direttamente in Aula. Va detto che il decreto era stato oggetto di interlocuzione anche con il Quirinale, come avviene sempre in questi casi. Ma nella maggioranza si dicono tranquilli su queste nuove modifiche: «Non sono a conoscenza di interlocuzioni specifiche né di allora né di adesso — dice il capogruppo di FdI al Senato Lucio Malan — ma di sicuro si fa in modo che tutto quello che viene scritto dalla maggioranza resti nell’alveo della Costituzione».

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