Minà, quel gigantesco cronista che raccontò i grandi come nessuno

Antonio Barillà

Gianni Minà non c’è più. Una malattia cardiaca l’ha portato via in poco tempo. «Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari» si legge sulle sue pagine social ed è consolante, nella nebbia del dolore, immaginare un addio così dolce, tra sguardi amorevoli e mani accarezzate. Siamo più soli noi, senza più una guida preziosa, perché chiunque abbia bazzicato una redazione, abbia scelto o solo sognato questo mestiere, ha sperato di seguirne un poco le orme, di trasferire una goccia della sua sensibilità nelle interviste, di rubare un granello del suo stile, di strappare e custodire solo qualche pagina di quell’agenda leggendaria che ispirò una straordinaria gag con Massimo Troisi, suo grande amico.

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27 Marzo 2023

È impossibile, adesso, frugando tra aneddoti e ricordi, non pensare alla famosa cena romana in cui riuscì a riunire Gabriel Garcia Marquez, Sergio Leone, Robert De Niro e Muhammed Ali, in fondo lo spot della sua grandezza: «Un patrimonio dell’umanità da Checco il Carrettiere» raccontava, una vita dopo, sorridendo dietro i baffi folti. Facile. Troppo. Ci sono altre cene che raccontano bene Minà. Ritagliate in fondo a giornate lunghissime in locali della periferia torinese, a tavola non vip ma ragazzi intimiditi e orgogliosi, apprendisti in quel Tuttosport che lui, il Direttore, voleva accanto quando il giornale era chiuso. E non parlava mai di se stesso, vizio e vezzo di tanti grandi e pure di chi grande solo si sente, ma della bellezza del mestiere, della fortuna di raccontare, del privilegio d’essere testimoni nel mondo.

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alberto infelise 27 Marzo 2023

Ascoltava, soprattutto. Confidenze e sogni. Li tirava fuori con facilità perché riusciva a sconfiggere la soggezione. Lo interrompevano per discutere di montaggi delicati o fissare appuntamenti importanti, lo chiamavano personaggi famosi, ma subito tornava a noi allievi, lo stesso rispetto, la stessa attenzione, lo stesso affetto. Si specchiava, in fondo, perché di Tuttosport, a 21 anni, anche lui era stato ragazzo di bottega. Torinese, aveva cominciato in quelle stanze, poi, nel 1960, era approdato alla Rai occupandosi di Olimpiadi e pian piano l’aveva scalata, lasciando un segno profondo: conduttore brillante, autore di reportage passati alla storia, curioso e preparato, capace di spaziare con immutate competenza e passione dalle cronache di boxe e di calcio ai grandi racconti dell’America Latina, terre di cui era innamorato. «Ho avuto la fortuna di lavorare in Rai quando la Rai puntava in alto».

L’improbabile intervista di Gianni Minà

YOANI SANCHEZ 27 Marzo 2023

Nel suo Blitz, innovativo programma tv, intervennero Federico Fellini, Sergio Leone, Ali e De Niro, Jane Fonda. Intervistò per sedici ore Fidel Castro, al quale fu legato da uno speciale rapporto, e raccontò Maradona intimo come nessuno, cogliendone fragilità e tenerezze sconosciute al grande pubblico. Anche del Pibe, era amico. E di Troisi.

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