Riforma Irpef, quanto si risparmia di tasse? Fino a 206 euro per redditi sotto ai 28 mila euro

di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

Leo: «Amplieremo il primo scaglione»

Da quattro a tre aliquote Irpef. Questo è il primo step della riforma fiscale targata Meloni, dopo che ha avuto l’ok dal Consiglio dei ministri alla legge delega e che dovrebbe prendere il via dal primo gennaio del 2024 (con effetto sulle dichiarazioni dei redditi del 2025). Su come però cambieranno gli stipendi davvero non si può ancora dare numeri certi, perché all’appello manca l’altro elemento fondamentale che partecipa al calcolo dell’imposta: ovvero, le detrazioni per lavoro, le cui nuove formulazioni (rispetto a quelle definite dal governo Draghi nel 2022) e le loro applicazioni non son state ancora definite. Dal palco della Cgil, la premier Meloni ha sottolineato il desiderio di dare subito un segnale ai lavoratori con stipendi più bassi. A spiegare come ci ha pensato qualche giorno dopo il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che durante un’intervista a SkyTg24 ha parlato di «ampliare lo scaglione della prima aliquota» al 23%, che attualmente arriva fino a 15 mila euro di redditi da lavoro. Leo però si è detto prudente: «vedremo dove si fermerà l’asticella», ha concluso. Comunque sia, le risorse per questa riforma non potranno che arrivare dall’annunciata “potatura” delle tax expenditures, cioè le circa 600 agevolazioni che riducono ogni anno il gettito dello Stato (ma pare verranno salvate quelle legate alla famiglia, alla salute e alla casa).
Fatte queste dovute premesse, proviamo a vedere qual è il calendario di questa riforma e proviamo a fare anche qualche ipotesi su come gli stipendi potrebbero cambiare.

Le percentuali delle tre aliquote

Come detto, la premier Meloni davanti alla platea della Cgil ha chiarito di voler partire dall’attuale secondo scaglione Irpef, quello cioè dei rediti da lavoro tra i 15 mila e i 28 mila euro, ai quali attualmente si applica un’aliquota del 25%. Il governo dice di voler abbassare la pressione fiscale per questa fascia di lavoratori e sta lavorando all’accorpamento a partire dal 2024 del secondo scaglione al primo, che ha un’aliquota del 23%. Questo, significherebbe che la fascia 15-28 mila andrebbe a risparmiare 2 punti percentuali di Irpef. Per gli altri due scaglioni le ipotesi di cambio aliquote sono ancora più incerte. L’ultima fascia, quella sopra i 50 mila euro, probabilmente non vedrà alcun cambiamento e resterà l’aliquota del 43%. Per quelo che diventerà lo scaglione intermedio (28 mila-50 mila euro) le ipotesi sul tavolo sono varie: si è parlato di un irrealistico 27%, poi di un 33% e di un 35%.

Come potrebbero cambiare gli stipendi fino a 28 mila euro

Lo abbiamo detto all’inizio: senza sapere quale saranno le percentuali e come verranno rimodulate le detrazioni per il lavoro, è impossibile calcolare come le tre nuove aliquote incideranno realmente sugli stipendi. In questa fase, però, per iniziare a farsi un’idea possiamo fare un calcolo immaginando che le attuali detrazioni restino così come sono e applicando le aliquote che i rumors danno più probabili.
Se l’aliquota scendesse al 23% fino a 28 mila euro, chi guadagna tra i 15 mila e i 28 mila avrebbe un vantaggio crescente di 2 punti percentuali rispetto a oggi. Uno stipendio di 20 mila euro annui, ad esempio, risparmierebbe circa 100 euro di Irpef (il 4,9%), uno di 24 mila circa 180 euro (5,3%) e uno di 28 mila circa 260 euro (5,5%), che è poi la percentuale (e dunque il risparmio Irpef) che si applicherebbe anche a tutti i redditi superiori ai 28 mila euro per la parte che corrisponde appunto al secondo scaglione. Sotto i 20 mila euro di redditi, il risparmio è irrisorio (poche decine di euro).
Se l’aliquota scendesse addirittura al 20% (ipotesi circolata nelle scorse settimane, ma assai poco probabile), un reddito di 20 mila euro, che oggi versa 4.700 euro di Irpef, ne andrebbe a versare 4.000 e avrebbe dunque uno sgravio fiscale di circa 700 euro (-14,89%). Il vantaggio aumenterebbe via via che il reddito cresce.

Come potrebbero cambiare gli stipendi tra i 28 mila e i 50 mila euro

La riduzione di 2 punti percentuali fino a 28 mila euro avrebbe una ricaduta anche sui redditi superiori. Un reddito annuo di 30 mila euro, per esempio, risparmierebbe il 5,5% fino a 28 mila euro, sui restanti 2 mila euro, poi, entrando nello scaglione successivo e immaginando invariata l’aliquota del 35% per i restanti 2 mila euro, vedrebbe scendere il risparmio a 4,6%; mentre un reddito di 40 mila risparmierebbe in valori assoluto il 2,6% di Irpef.
Nell’ipotesi che anche il secondo nuovo scaglione (da 28 mila a 50 mila euro) vedesse scendere l’aliquota dal 35% al 33%, un reddito annuo di 40 mila euro vedrebbe un risparmio Irpef di circa 500 euro totali, mentre uno di 50 mila euro toccherebbe quota -700 euro circa di Irpef.

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