Stabilimenti balneari, l’albergo di lusso da 230 euro a pasto che versa 520 l’anno di canone per il lido

di Gian Antonio Stella

Manca una mappa completa. Le gare pubbliche non sono più rinviabili

Stabilimenti balneari, l’albergo di lusso da 230 euro a pasto che versa 520 l’anno di canone per il lido

«L’hotel Cala di volpe, a puro titolo di esempio, versa quale canone demaniale 520 euro all’anno…». E meno male che i clienti non leggono le denunce degli ambientalisti del Grig, il Gruppo intervento giuridico! Una coppia di stranieri, per dire, ha lasciato tra i commenti messi online dall’albergo, della catena Mariott, parole estasiate per il lusso e la bellezza del posto, ma santo cielo, «ci è stato consegnato un menu che mostrava un prezzo di 250 dollari a persona per il pranzo a buffet. Che shock pensare a 500 dollari per il pranzo!». Fate voi i conti. Certo, il depliant virtuale magnifica una «cucina per epicurei», al canone balneare probabilmente ne vanno aggiunti altri (non è così facile individuare i dettagli) per il pontile o chissà cos’altro e magari qualche ritocco all’insù ci sarà pure stato. Ma certo non incoraggia leggere sull’ultimo rapporto di Legambiente che «nel Comune di Arzachena ci sono 41 stabilimenti balneari con canone annuale inferiore a 1.000 euro, mentre degli altri 23 non esistono dati». E parliamo della Costa Smeralda.

Possibile? Spiega Legambiente che secondo il Sistema informativo demanio marittimo (S.I.D.) le concessioni balneari nel 2019 erano 10.812. Da allora, nonostante il Covid, sono salite ad almeno 12.166. Più quelle delle tre regioni autonome marine: Friuli, Sicilia e Sardegna. E sono talmente tante che è occupato dai «bagni» quasi il 70% delle spiagge in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, e quasi il 90% in luoghi come Pietrasanta, Camaiore, Laigueglia e Diano Marina dove «rimangono liberi solo pochi metri, spesso agli scoli di torrenti in aree inquinate». Una politica di sviluppo insensata, impensabile nel resto d’Europa a partire dalla Francia: «L’80% della lunghezza e l’80% della superficie della spiaggia deve essere libera da costruzioni per sei mesi l’anno: gli stabilimenti vengono quindi montati e poi smontati». Magari!

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