Sanità, negli ospedali arriva il sorpasso del privato

Paolo Russo

Dietro le liste di attesa che si allungano all’infinito ci sono senz’altro la carenza di medici e l’obsolescenza di macchinari come Tac e risonanze. Ma a costringere gli assistiti ad aprire il portafoglio per aggirarle o a rinunciare proprio alle cure c’è anche il fenomeno di Asl e ospedali pubblici che, in barba alle leggi, erogano più prestazioni in modalità «solvente» che in regime Ssn. Così le aziende sanitarie risanano i propri bilanci e il 42% dei medici che fa il doppio lavoro rimpinguano per bene lo stipendio, mentre le famiglie italiane sono arrivate a spendere oltre 1.700 euro l’anno per curarsi. Record europeo di spesa sanitaria privata.

A svelare l’altra faccia dello scandalo liste d’attesa sono due relazioni di oltre 150 pagine ciascuna sulla cosiddetta «intramoenia», l’attività privata che i medici esercitano appunto all’interno delle strutture pubbliche. Una dell’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, l’altra inviata al Parlamento dal ministero della Salute. Questo mentre il titolare del dicastero, Orazio Schillaci, afferma che «la doppia anima pubblica e privata della nostra sanità può costituire una chiave di volta per superare le disuguaglianze a livello territoriale». Ricordando che il Milleproroghe «permette alle Regioni di utilizzare lo 0,3% del fondo sanitario per avvalersi delle prestazioni in convenzione con strutture private».

Ma di privato se ne fa già tanto anche nel pubblico. Infatti dopo il calo legato al Covid del 2020, la spesa degli assistiti per l’«intramoenia» nel 2021 è salita da 816 milioni a un miliardo e 86 milioni, riportandosi così vicina ai livelli pre-pandemici. Ma a scandalizzare è il fatto che in ben 16 regioni su 21 ci sono strutture sanitarie pubbliche che erogano più interventi in forma privata che non in regime mutualistico. Con casi al limite dell’assurdo che spuntano dalle tabelle relegate tra gli allegati della relazione al Parlamento. All’ospedale Salvatore Paternò in Sicilia gli interventi al cristallino eseguiti privatamente sono qualcosa come 140 volte più numerosi di quelli fatti dal pubblico. Al Cardarelli di Napoli e al Policlinico di Parma le ecografie eseguite privatamente per ostetricia sono due volte tanto quelle eseguite in regime Ssn. Al Rummo, in Campania, le visite pneumologiche private sono il 250% di quelle fatte nel pubblico. Di test cardiovascolari da sforzo all’ospedale Moscati in Calabria privatamente se ne fanno il triplo che nel pubblico. E la quota dei solventi supera il 300% all’Arnas Garibaldi in Sicilia. Le elettromiografie eseguite in forma privata all’ospedale romano San Giovanni sono il doppio di quelle in regime Ssn, mentre 165% è la percentuale di privato per lo stesso esame alla Asl di Biella in Piemonte. All’ospedale umbro di Umbertide è sicuramente più facile ottenere pagando un intervento a orecchio, naso, bocca e gola, visto che la quota di privato è circa il 220% di quella assicurata gratuitamente grazie alle tasse che versiamo per il servizio sanitario nazionale. In una azienda lombarda, non meglio specificata nella relazione, di interventi di ernia inguinale e femorale privatamente se ne fanno il 750% in più che nel pubblico, mentre in un ospedale campano le operazioni alla mammella da solventi sono il 300% delle altre.

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