Fisco, la riforma: nel piano del governo Irpef semplificata e abolizione Irap

Luca Monticelli

La riforma fiscale è in dirittura d’arrivo. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, conferma che la settimana prossima, «entro metà marzo», il disegno di legge delega dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri. «Siamo alle battute finali», prosegue l’esponente di Fratelli d’Italia e aggiunge: «Il fisco può essere una leva per accelerare la ripresa, i tempi sono maturi per una riforma strutturale che cambi un’impostazione ormai datata del sistema tributario».

L’orizzonte è quello delle tre aliquote Irpef, del taglio dell’Ires, dell’abolizione dell’Irap, della rimodulazione della aliquote agevolate dell’Iva, tuttavia – al di là del riordino delle “tax expenditures” che tutti i governi hanno sbandierato senza venirne a capo – le coperture sono una grande incognita, perché la delega si limiterà ai principi, senza indicare nel merito i nuovi scaglioni.

Il titolare del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, annuncia «un graduale processo di riduzione del carico fiscale» e sulle tempistiche rimane prudente.

Per la sua riforma, l’esecutivo Draghi aveva messo da parte tre miliardi grazie al fondo alimentato dalle entrate strutturali derivanti dalla lotta all’evasione. Bisogna ricordare che la delega del precedente governo – mai andata in porto – si fondava su un sistema di tassazione duale (redditi da capitale e da lavoro) che avrebbe ampliato la base imponibile e dunque il gettito. Il centrodestra assicura che l’attuazione della riforma non peserà sui conti pubblici, però non si conoscono ancora le risorse disponibili, se non, appunto, l’impegno a trovare dei margini dalla revisione di deduzioni e detrazioni.

Secondo il preconsuntivo del bilancio dello Stato diffuso ieri dal Mef, nel 2022 l’Irpef ha portato alle casse dell’erario 205,8 miliardi di euro. Di questi 81 circa provengono dai dipendenti del settore pubblico e 85,6 dai dipendenti del settore privato. Per capire le proporzioni, le entrate tributarie complessive nel 2022 sono state 544,5 miliardi. L’Iva, pagata dai consumatori finali, vale 171,6 miliardi di euro.

Leo, parlando a un convegno dei commercialisti a Milano, sostiene che è necessario «intervenire sui procedimenti di accertamento, bisogna cambiare il rapporto tra fisco e contribuente, semplificare e cercare di ridurre il tax gap che negli ultimi quarant’anni si è attestato tra i 75 e i 100 miliardi. L’evasione si riduce in una logica di collaborazione fisco-contribuente». Il mantra che viene ripetuto è che bisogna cambiare l’approccio per migliorare l’accertamento.

Intanto, le parti sociali attendono di conoscere il testo e avanzano le prime richieste. La Confedilizia si aspetta che non ci sia alcun «tentativo di aumentare le tasse sugli immobili attraverso il catasto», auspicando invece un intervento contro «le distorsioni che continua a provocare la patrimoniale annuale sugli immobili, che occorrerebbe sostituire con un tributo locale legato ai servizi forniti dai Comuni».

Aliquote ridotte ricalibrando deduzioni e detrazioni
L’intenzione del governo è quella di ridurre a tre le aliquote dell’Irpef, rispetto alle attuali quattro che sono 23%, 25%, 35% e 43%. Gli scaglioni potrebbero essere fissati intorno al 20%, al 30% e al 40%, ma è probabile che a intervenire su questa materia saranno i decreti legislativi in un secondo momento, e non la delega prevista in Consiglio dei ministri la prossima settimana.

Questa operazione di riduzione delle aliquote, sempre secondo il progetto dell’esecutivo, dovrebbe essere coperta facendo leva anche su una razionalizzazione delle tax expenditures, cioè le detrazioni e le deduzioni fiscali. «Abbiamo circa 600 tax expenditures che cubano 156 miliardi, là si può intervenire. Se si fa una revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote», sostiene il vice ministro Leo. 

Assunzioni incentivate ipotesi utili detassati e sussidi per la ricerca
Nella delega fiscale troveranno posto anche gli incentivi per le aziende che assumono. La riduzione dell’Ires è uno dei pilastri del piano del governo: «Pensiamo di ridurre la tassazione laddove l’impresa assuma i lavoratori che hanno percepito il Reddito di cittadinanza, gli ultracinquantenni, le donne. Oppure qualora si facciano investimenti più innovativi come il 4.0, il Patent box, ricerca e sviluppo», spiega Maurizio Leo.

Insomma, l’ipotesi è detassare gli utili delle imprese se queste risorse vengono reinvestite. L’obiettivo è semplificare l’imposta sul reddito delle società per attrarre gli investitori esteri e rivedere i crediti di imposta. Sempre in materia di Ires, sul piatto ci sono le modifiche alla deduzione delle auto aziendali, alla deducibilità degli interessi passivi e alla disciplina delle perdite. 

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