Le implicazioni del possibile invio dei missili iraniani in Russia

Paolo Mauri

L’Iran starebbe rafforzando il suo sostegno alla Russia nel conflitto in Ucraina prevedendo l’invio di missili balistici a corto raggio.

Il Washington Post riferisce che secondo gli ufficiali dell’intelligence statunitense e alleata, Teheran avrebbe deciso di inviare non solo droni di vario tipo (tra cui loitering muinitions o droni kamikaze) ma anche missili superficie-superficie di fabbricazione iraniana.

L’aumento del flusso di armi dall’Iran potrebbe aiutare a compensare l’esaurimento degli arsenali russi, messi a dura prova dal lungo corso delle operazioni belliche e dall’embargo sulla componentistica – specialmente per missili – che si è fatto più stringente con l’inizio della guerra. I pesanti attacchi missilistici che hanno interessato città e infrastrutture dell’Ucraina nei giorni scorsi, effettuati come ritorsione per la parziale distruzione del ponte sullo Stretto di Kerch, potrebbero avere ulteriormente dissanguato le riserve di vettori dell’esercito russo, spingendo Mosca ad aprire alla possibilità di ricevere missili iraniani.

Sempre il Wp ci informa che il 18 settembre Teheran ha inviato funzionari in Russia per finalizzare i termini per ulteriori spedizioni di armi, inclusi due tipi di missili balistici, e secondo una valutazione dell’intelligence statunitense e ucraina Teheran si sta preparando per il primo carico di missili Fateh-110 e Zolfaghar.

La fonte appare bene informata, ed è la stessa che lo scorso agosto aveva identificato l’invio in Russia di droni iraniani della serie Shahed e il Mohajer-6, del cui utilizzo in guerra poi abbiamo avuto evidenza. In merito ai droni, i funzionari hanno affermato che l’Iran si sta preparando per nuove consegne tra cui “dozzine” di Mohajer-6 aggiuntivi e un numero maggiore di Shahed-136, le loitering munitions indicate anche come Geran-2 dai russi.

Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha affermato che “la Repubblica islamica dell’Iran non ha e non fornirà alcuna arma da utilizzare nella guerra in Ucraina”, in occasione della telefonata di sabato scorso con la sua controparte portoghese, aggiungendo che “riteniamo che l’armamento di ciascuna parte della crisi prolungherà la guerra”.

Il 3 ottobre, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanani aveva ripetuto la negazione di qualsiasi coinvolgimento nella fornitura di droni alla Russia affermando che “la Repubblica islamica dell’Iran considera i rapporti sulla consegna di droni alla Russia da utilizzare nella guerra in Ucraina “infondati” e non li conferma”. Le evidenze fotografiche, però, lo hanno smentito.

Come l’Iran, anche la Russia ha respinto i rapporti occidentali sulla spedizione di armi iraniane per il conflitto in Ucraina, con il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha definito tali resoconti “falsi”.

L’Iran possiede uno dei più grandi e diversi arsenali di missili a corto e medio raggio del Medio Oriente. Le versioni più recenti di Fateh-110 e Zolfaghar sono considerate dagli esperti ragionevolmente precise a distanze relativamente brevi: missili di questo tipo sono stati utilizzati in attacchi di ritorsione in Iraq il 13 marzo scorso, a Erbil. L’Iran ha anche fornito gli stessi missili ai ribelli filo-sciiti Houthi nello Yemen che li hanno usati in attacchi contro raffinerie di petrolio e altri obiettivi civili nei paesi vicini del Golfo, specialmente in Arabia Saudita. In particolare il Fateh-110 è l’ultima evoluzione della generazione di missili balistici a corto raggio Zelzal entrato in servizio nel 2004. Esso è a propellente solido ed ha un raggio d’azione massimo di 300 chilometri con una testata del tipo He (High Explosive) o chimica del peso di 500 chilogrammi. Lo Zolfaghar è l’evoluzione del Fateh-110. Svelato nel 2016, ha un raggio d’azione stimato di 700 chilometri ed è anch’esso a stadio singolo e propellente solido; come i suoi predecessori trasporta una singola testata del tipo He o con submunizioni.

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