La superstite e il fan del Duce al Senato la staffetta degli opposti

Ora. Potrebbe anche non andare così. Potrebbe anche succedere che nella notte le complicate trattative che tengono insieme, nel Risiko delle cariche, governo Parlamento e tutto il resto dei posti di potere faccia saltare questa indimenticabile sequenza. Metti che La Russa alla fine non ce la faccia, perché Salvini e Berlusconi ricattano, Roberto Calderoli della Lega preme, perché Meloni cambia idea in nome di interessi superiori, e pazienza. Non importa. Già averlo previsto – visto in un film – per un giorno è un sigillo, cambia il modo di pensare al nostro tempo. Segre-La Russa è una matrice immaginaria, definitiva.

Qualche notizia tecnica, dopo tanto cinema. Il presidente del Senato si elegge per forza al quarto scrutinio, diversamente da quello della Camera (lì può volerci di più, questione di regolamenti diversi). Al Senato si inizia a votare oggi: le prime due votazioni sono a maggioranza dei componenti – 104, compresi i senatori a vita. La terza votazione, domani, è invece a maggioranza dei presenti. Nello stesso giorno, se nessuno prevale, si va al ballottaggio fra i primi due. Il quarto scrutinio è sempre l’ultimo, dunque il giorno sarà – al più tardi – domani. La ragione per cui Liliana Segre presiede non è una genialata degli sceneggiatori: tocca al senatore più anziano, presiedere la seduta. Sarebbe Giorgio Napolitano, 1925, ma non potrà per ragioni di salute. Nei fatti, la seconda più anziana è lei. I motivi per cui Meloni vuole La Russa non sono simbolici, sono politici. Al Senato il centrodestra ha una maggioranza di una decina di voti, pochi: conviene avere un “uomo proprio” perché ha poteri rilevanti assai, per esempio calendarizza le leggi. Decide se e quando si discute di un provvedimento. Inoltre. I governi cambiano, in corso di legislatura. Possono facilmente cambiare, occhio al catalogo storico, nei cinque anni. I presidenti delle Camere invece restano. Avere il Presidente del Senato garantisce peso, identità, presenza. Quindi prepariamoci. Durerà cinque anni: chissà se ci saremo ancora tutti, nel ’27. A Liliana Segre auguriamo di sì, con il cuore intero. A Silvio Berlusconi anche, come a ciascuno dei protagonisti della scena. Per nulla al mondo vorremmo perderci il sequel. Seconda stagione, colpo di scena. Gianni Letta ancora king maker. Vertice alla Camilluccia, Roma Nord. Novantenni in conclave. Altro che Papi, nel senso di Papa – un pensiero a Francesco. Lunga vita a tutti.

LA STAMPA

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