Landini e “Repubblica” ci riprovano col fascismo

O dalle parole «naïf e non da tecnico» del regista Paolo Virzì al podcast di Repubblica Metropolis sulla democrazia che «scricchiola nel mondo», su Meloni e Salvini che «intercettano questa sfiducia nella democrazia», salvo «diventare come Prodi un attimo dopo». Per lui tra «i ceti più poveri, più deboli e meno attrezzati», manipolati, «viene voglia di fascismo, di nazismo». Il riferimento non è solo all’Italia, ma Virzì attacca poi la leader Fdi: la presa di distanza dal fascismo «male assoluto» fu fatta da Fini «in modo molto più esplicito rispetto a quanto ha fatto Meloni». Che non si sarebbe spinta oltre per paura di perdere «una parte sempre più rilevante del suo elettorato», gente «abbruttita, che si tatua il Duce e la svastica».

IL GIORNALE

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