L’Ue scrive ai governi e avverte Berlino “Fondi comuni per lo scudo anti-rincari”

Marco Bresolin

Dall’inviato a Lussemburgo. «Bisogna evitare di frammentare il mercato interno, di incoraggiare una corsa ai sussidi e di mettere in discussione il principio di solidarietà». L’avvertimento di Bruxelles non potrebbe essere più chiaro. È scritto in una lettera firmata dal commissario al mercato interno, Thierry Breton, che è stata spedita a tutti i 27 governi dell’Unione europea, ma che si rivolge a uno in particolare: quello tedesco. Il maxi-piano da 200 miliardi per contrastare il caro-energia, che aveva suscitato anche l’irritazione del premier italiano Mario Draghi, continua infatti a far discutere: ieri è stato al centro della riunione dell’Eurogruppo, dove i ministri delle Finanze dell’Eurozona sono arrivati ripetendo tutti (o quasi) due parole-chiave: «Coordinamento e solidarietà».

E proprio attorno al concetto di solidarietà ruota il ragionamento fatto dallo stesso Breton e da Paolo Gentiloni in un intervento pubblicato su alcuni media europei: i due commissari scrivono che bisogna «pensare a strumenti mutualizzati a livello europeo». Una mossa che ricalca quella già fatta durante la pandemia per lanciare il Recovery Fund, anche se Breton e Gentiloni questa volta non pensano a un Recovery Bis, ma suggeriscono di «ispirarsi al meccanismo Sure». Ossia al programma di debito comune lanciato durante la pandemia per finanziare la cassa integrazione attraverso prestiti concessi agli Stati a tassi agevolati. Permetterebbe ai Paesi come l’Italia di finanziarsi, seppur a debito, a un costo inferiore rispetto alle condizioni offerte dai mercati. «Si tratta di una loro iniziativa personale» fanno sapere dall’entourage di Ursula von der Leyen, smarcandosi dalla proposta.

Coordinamento e solidarietà sono i due princìpi che proveranno a ispirare l’azione dell’Ue per contenere gli effetti collaterali di questa crisi e per evitare la disgregazione del mercato interno europeo. «Resteremo vigili per mantenere la parità di condizioni – scrive Breton nella lettera visionata da “La Stampa” e inviata ai 27 governi – in particolare per chi ha meno margini di manovra nel proprio bilancio. È fondamentale agire in modo collegiale e trasparente gli uni verso gli altri perché un problema in un anello della catena di approvvigionamento può avere ripercussioni sull’intero mercato unico». La lettera, spedita nel week-end, non cita mai esplicitamente il piano di aiuti tedesco, ma nelle parole di Breton è impossibile non leggerci un riferimento. «Quando uno Stato membro si comporta in modo scorretto – ironizza una fonte Ue – di solito riceve una lettera da parte della Commissione che lo richiama alle regole. Quando invece è la Germania a comportarsi in modo scorretto, la lettera con il richiamo alle regole viene spedita a tutti i 27 governi». Breton ha inoltre chiesto a tutti i governi di condividere con Bruxelles le analisi sull’impatto dell’attuale crisi sui rispettivi ecosistemi industriali. Il timore è per le possibili disparità interne, ma anche per la perdita di competitività nei confronti delle imprese americane.

La Commissione si è trovata in evidente imbarazzo di fronte alla mossa tedesca. Se da un lato ha sposato la linea di Berlino sul tetto al prezzo del gas, lanciando l’allarme sui possibili rischi per le forniture, dall’altro non può certo considerare il piano da 200 miliardi di Berlino perfettamente in linea con le indicazioni ribadite anche ieri dal vicepresidente Valdis Dombrovskis e inserite nelle conclusioni dell’Eurogruppo: «Gli aiuti devono essere temporanei e mirati». Il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, ha però respinto le accuse. Presentandosi al vertice in Lussemburgo ha difeso l’azione del suo governo dicendo che il piano è «proporzionato», se paragonato alle dimensioni dell’economia tedesca, e «temporaneo» perché durerà soltanto due anni.

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