La stagione della nuova responsabilità

Adesso comincia un altro tempo. Anche e soprattutto per questa destra che si sente infine compiuta, linda e pinta di fronte alla Storia e alla cronaca. Anche questo ha detto Meloni. Ed è la parte più importante del suo discorso, nella notte in cui tutto è cambiato per lei e tutto può cambiare per l’Italia: «È il tempo della responsabilità». Ecco il punto. La responsabilità. Verso gli italiani che l’hanno votata, ma anche verso quelli che non l’hanno fatto e sono tanti, visto che il consenso dei “patrioti” rappresenta il 26 per cento del 63,9 per cento degli elettori effettivi. Verso la collettività nazionale, ma anche verso la comunità internazionale alla quale il Paese appartiene da sempre per valori, principi, interessi. Questa responsabilità la misureremo subito, nei prossimi passi che la destra compirà sulla via tortuosa che porta a Palazzo Chigi. L’elezione dei presidenti delle Camere, innanzi tutto, che darà l’impronta alla legislatura nascente: se vere, le candidature di Tajani e Calderoli non sembrano offrire il massimo delle garanzie. Poi la squadra di governo, che dovrà esprimere competenza molto più che appartenenza, a partire dai quattro dicasteri chiave Tesoro-Esteri-Difesa-Interno: l’ingresso di Panetta è un conto, il ritorno di Tremonti è un altro. Poi la manovra economica, test vicinissimo e utilissimo per soppesare la maturità di un ceto politico nutrito per decenni alla mammella dello Stato. E infine tutto il resto, il Pnrr e il lavoro, il Welfare e il Covid, le unioni civili e il fine vita. Per non dire della Costituzione, che il capogruppo Lollobrigida considera «bella ma vecchia, perché ormai ha 70 anni».

Un’Agenda fumosa, ancora tutta da scrivere e da far “tremare i polsi”, come riconosce la Sorella d’Italia. Da giornale libero, valuteremo da queste scelte concrete la qualità e l’attività del nuovo governo. Usando il giudizio e mai il pregiudizio, com’è giusto che sia per chi fa informazione avendo una certa idea dell’Italia e una chiara visione del mondo, ma risponde sempre e soltanto ai suoi lettori. Esigeremo da noi stessi, oggi più che mai, il medesimo senso di responsabilità che pretendiamo dalla prima donna premier di questa anomala destra al potere. Conosciamo bene il suo vigore e il suo ardore. Per questo ci permettiamo di suggerirle la preziosa rilettura di un grande “classico”. Il Max Weber della “Politica come professione”: «Si può dire che sono tre le qualità decisive per il politico: passione, senso di responsabilità e lungimiranza. Passione nel senso di votarsi a qualcosa, di un impegno appassionato verso una causa… La passione non trasforma una persona in un politico se, come servizio a una causa, non fa della responsabilità la stella che indica la rotta del suo agire. E per tale fine ha bisogno della lungimiranza…». È un testo del 1919, ma sembra scritto stamattina.

LA STAMPA

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