Vittoria storica tra mille incognite

Perché, analogia per analogia, a sinistra del Pd in queste elezioni è nato – o rinato – un nuovo concorrente, il Movimento di Conte, che ha caratteristiche diverse da quello grillino delle origini e simili a La France Insoumise di Mélenchon: si dichiara “progressista”, ha un’agenda sociale radicale, dal reddito di cittadinanza all’abolizione (per la verità già quasi completamente avvenuta per via giudiziaria) del Jobs Act di Renzi al “Superbonus” edilizio. E, come s’è visto, pesca voti nei territori che una volta appartenevano al Pci e alla Cgil. L’impossibilità di ricostruire l’alleanza tra Pd e 5 stelle, che insieme avrebbero raggiunto quasi le stesse percentuali del centrodestra e con il terzo polo le avrebbero superate, sarà motivo di riflessione nel perimetro del mancato “campo largo”.

Resta da dire di Calenda e Renzi. Grazie alla guida brillante dell’ex-ministro dello Sviluppo e al passo di lato dell’ex-premier, sono stati la terza novità, dopo Meloni e Conte, di questa tornata elettorale. Forse sognavano di fare di più, ma la corsa inarrestabile della leader di Fratelli d’Italia ha frenato anche loro. In ogni caso, tutto adesso ricomincia, nel nuovo Parlamento dei 600 membri e della – purtroppo – riconfermata maggioranza populista-sovranista, tra destra e sinistra. Chi ha più filo tesserà.

LA STAMPA

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