Letta: “La destra moderata è una balla: loro sono uniti solo per il potere, noi per lavoro, diritti e ambiente”

Conte giovedì ricordava gli errori di Draghi, tra cui non aver risposto ai 12 punti presentati dal Movimento.
«Questa campagna elettorale è servita a fare chiarezza su una cosa: Conte non ha mai digerito la sua sostituzione a Palazzo Chigi. Io posso capire quanto sia traumatico, ma questo ha generato una mal sopportazione di tutto quel che ha fatto il governo Draghi da parte dei 5 stelle. Una differenza profonda rispetto a noi, che pensiamo sia stato un governo molto positivo e importante. E che Draghi non abbia ancora finito di dire la sua nella politica italiana».

I 5 stelle sfonderanno al Sud grazie al reddito di cittadinanza?
«Contesto l’idea che il Sud sia un pezzo di Paese che chiede solo assistenzialismo. Non è così. Per questo ci siamo battuti perché lì vadano il 40 per cento delle risorse del Pnrr. E per questo chiediamo un ammodernamento con un turn over efficace nella pubblica amministrazione, che deve essere capace di mettere a terra progetti, bandi, investimenti. Così come la decontribuzione e la detassazione totale per il lavoro dei giovani, che altrimenti vanno via. Basta stage, lavori sottopagati, nero, perché se il Mezzogiorno perde anche i suoi ragazzi, non si salva».

A proposito di giovani, erano in piazza a dirvi che avete dimenticato tutte le promesse sul clima.
«Hanno ragione. Questa campagna elettorale è cominciata col ghiacciaio della Marmolada, è passata dentro a una siccità storica ed è finita con il dramma dell’alluvione delle Marche. Ma l’ambiente, come i diritti, è al centro del programma del Pd. Mentre la destra è unita da un negazionismo climatico che mi preoccupa moltissimo».

Lei ha girato con un pulmino elettrico che stentava a rifornire. La strada da fare è tanta.
«Ho voluto raccontarlo proprio per denunciare la difficoltà. È passata la presa in giro, anche da parte di personaggi che hanno fatto campagna elettorale col jet privato».

Renzi.
«Si è visto anche questo in questa folle campagna elettorale».

Per colpa delle divisioni del centrosinistra, il centrodestra ha giocato questa campagna elettorale sempre in vantaggio. Non dovrebbe fare autocritica?
«Le campagne elettorali non sono solo un periodo di raccolta, ma di semina. E noi abbiamo seminato tanto: un’idea nuova di Paese, contro quella della destra che guarda solo al passato. Volti nuovi, lavoro, ambiente, diritti, giovani. Detto questo, noi li abbiamo inseguiti in tutti i modi, la verità è che due interlocutori. ..».

Conte e Calenda.
«Volevano esserci solo stando a capotavola. Ha sbagliato qualcosa anch’io? Vedremo. Sono aperto a qualsiasi ragionamento dopo le elezioni».

Anche a un ritorno con i 5 stelle?
«Quello che ha detto Orlando lo condivido».

Orlando ha detto: «C’è una possibile riflessione su come recuperare ciò che si è rotto col Movimento e con le altre forze che non si riconoscono nel campo del centrodestra». È così?
«La destra si è messa tutta insieme, qualunque cosa succeda dopo sarà più facile per noi riparlare con Conte e Calenda piuttosto che con Salvini e Meloni. Ma ora c’è il voto».

Meloni dice: siamo pronti a cambiare la Costituzione anche da soli.
«Una frase brutta e inquietante. La Costituzione non è un regolamento di condominio, nasce dalla resistenza e dall’antifascismo e il suo obiettivo era ricostruire un sistema politico istituzionale basato sul parlamentarismo, con un Parlamento e un governo forti. Andare verso il presidenzialismo significherebbe sconvolgere l’impianto della Carta. Sono d’accordo con quanto detto da Bersani alla Stampa, non lo permetteremo. Spero che domenica siano gli italiani a non consentirlo. La Costituzione va preservata, protetta, non si butta in un comizio».

Perché vogliono così tanto cambiarla secondo lei?
«Berlusconi, in uno dei suoi momenti di sincerità, lo ha detto a Radio Capital: vogliono sostituire Sergio Mattarella. L’intero impianto della campagna della destra è votato alla presa del potere. A unirli è solo questo. Ma attenzione, non ci sarà nulla di nuovo nella presa del potere di Meloni: era con Berlusconi e Tremonti nel 2011 in un governo che dovette dimettersi per aver portato il Paese alla bancarotta».

Una delle caratteristiche delle ultime elezioni è l’astensionismo, che non fa che crescere. Perché, davanti a una campagna elettorale che è stata aggressiva e desolante, gli italiani dovrebbero andare alle urne domani?
«Quando insegnavo a Sciences Po avevo degli studenti inglesi che non andarono a votare contro la Brexit. Il giorno dopo erano inconsolabili, una di loro piangeva: si erano resi conto all’improvviso che quel voto aveva stabilito per sempre il futuro del loro Paese. In queste elezioni non ci sono secondi tempi o supplementari. Il risultato sarà maggioritario e varrà per i prossimi cinque anni. Lo dico soprattutto ai giovani, che hanno bisogno di un programma che guarda avanti, non indietro come quello della destra. E lo dico ai loro genitori, ai loro nonni: a chi si preoccupa perché mancano certezze e una strada. Il voto fa sempre la differenza».

LA STAMPA

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