I mercati avvisano la destra: “Debito quasi insostenibile, Meloni non ha sufficienti credibilità ed esperienza”

Sandra Riccio

MILANO. A una settimana dal voto i mercati accendono i fari sull’Italia. Le analisi delle banche d’affari e dei commentatori della finanza danno per scontata una vittoria della destra guidata da Giorgia Meloni e nei report si affaccia il timore che Roma possa tornare nel mirino. A preoccupare sono le promesse della campagna elettorale: più spesa fiscale e taglio alle tasse. Questo in un contesto economico molto difficile minato da un’inflazione alle stelle, da tassi d’interesse in rapida risalita e da una drammatica crisi dell’energia in corso. «Meloni non ha la credibilità di Draghi. È un leader inesperto, il cui unico incarico governativo è stato quello di ministro della Gioventù tra il 2008 e il 2011 nel governo Berlusconi IV» sentenzia Hugo Dixon, editorialista Reuters Breakingviews in un’analisi di ieri che rimbalzava tra i monitor di banche e osservatori della finanza. Il titolo è eloquente: «How Italy could tip into a tailspin», ovvero: come l’Italia rischia di deragliare. Nel mirino c’è il debito, considerato «quasi insostenibile». E su questo terreno è «meglio non sfidare la sorte» aggiunge Sylvain De Bus, Deputy Head of Global Bonds di Candriam che vede avvicinarsi una fase difficile per i Btp dell’Italia. Barclays in una nota del 12 settembre prevede che «le proposte fiscali del centrodestra potrebbero implicare un deficit più ampio di 30-70 miliardi» ossia tra l’1,5 e il 3,9% del Pil. Solo stime, secondo la banca d’affari inglese, ma «in ogni caso – scrivono i suoi analisti – dubitiamo che tutte le misure menzionate nel programma rientrerebbero nel budget del 2023». Barclays non esclude che «potrebbero emergere nuove tensioni con le istituzioni europee» per via della necessità, legata alle condizionalità del Recovery Fund, di portare a termine riforme «a cui Fdi si era precedentemente opposta» come quelle su giustizia e concorrenza.

Sotto la lente infatti, in una situazione in cui, come dice Goldman Sachs, «l’incertezza politica resta alta» c’è anche il Pnnr: i tavoli europei saranno un banco di prova che gli operatori di Borsa osserveranno con attenzione. «Ci aspettiamo una maggiore volatilità nella fase dei negoziati con l’Ue, che dovrebbero iniziare a novembre – dice François Raynaud, Fund Manager di Edmond de Rothschild Am –. I negoziati sul Recovery potrebbero ritardare alcuni programmi di investimento in Italia e i negoziati sul bilancio dovrebbero essere complessi, dato che l’Italia non ha margine di manovra. Secondo Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer Ubs Wm Italy, «accedere alle risorse del Recovery fund richiede anche la capacità di varare riforme. Finora l’Italia ha rispettato pienamente la tabella di marcia, ma se il nuovo governo rallentasse la corsa si perderebbero punti di Pil per strada».

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