Più fiducia nell’Europa che nel governo: il campanello d’allarme a 20 giorni dal voto

Emanuele Bonini

Bene l’Unione europea nella risposta all’aggressione russa in Ucraina. Gli italiani non hanno dubbi, quando si chiede loro conto della reazione a dodici stelle. Nove su dieci (89%) ritengono giusto aver offerto sin da subito sostegno umanitario alle popolazione civile colpita dalla guerra, e lo stesso numero di persone (86%) si dice d’accordo con l’aver fornito accoglienza senza «se» e senza «ma». Ma… C’è un ma, e riguarda il sistema Paese. Dall’ultimo rapporto Eurobarometro realizzato per conto della Commissione europea emerge una sfiducia dei cittadini-elettori nei confronti delle loro istituzioni.

A venti giorni dalle elezioni, le opinioni raccolte ad agosto suonano da campanello d’allarme. Solo tre italiani su dieci (33%) dichiarano di fare affidamento sul governo e sul Parlamento (30%). Il resto tende a non avere fiducia. Una scollatura tra società civile e politica che rischia di avere una ripercussione sul voto del 25 settembre, a partire dal dato sull’affluenza. Il partito degli astensionisti, alla luce delle risposte offerte dagli italiani interpellati, rischia di confermarsi una volta di più la principale forza del Paese.

Bene l’Unione europea sull’Ucraina, ma non solo. Perché a fronte di una disaffezione per le istituzioni nazionali, gli italiani conferiscono maggiore affidabilità all’Unione europea. C’è il 46% di loro che dà credito all’Ue, con un consenso cresciuto dell’1% rispetto all’indagine precedentemente. Anche questo un segnale per la politica italiana, soprattutto le forze sovraniste ed euro-critiche. Un messaggio dunque per Fratelli d’Italia e Lega, che nel Parlamento Ue a cui gli italiani guardano con maggiore apprezzamento rispetto a Camera e Senato, siedono negli schieramenti che raggruppano forze a favore di meno Europa per più Stati nazionali.

E’ vero che il 46% non è una maggioranza assoluta, ma il dato italiano sul grado di fiducia nell’Ue vede una quota analoga (46%) pronunciarsi non in favore, e una piccola quota (4%) che «non sa». Dunque, mentre gli italiani bocciano nettamente le proprie istituzioni e la propria politica (3 contro 7), sull’Ue c’è una situazione completamente diversa.

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