L’inutile ritorno delle Sardine: l’Italia è in pericolo

Paolo Bracalini

Ad una campagna elettorale del genere mancava solo l’apporto delle Sardine, il movimento ittico fondato a Bologna nel 2019 con grandi ideali di sinistra ma finora l’unico risultato concreto di aver dato una mano al Pd in Emilia Romagna, in cambio di una poltrona da consigliere comunale («con deleghe a turismo, politiche giovanili, scambi internazionali, grandi eventi sportivi, ci tiene a precisare) per l’ex maestro di frisbee Mattia Santori, coltivatore diretto di cannabis a casa sua.

Le Sardine erano di fatto sparite, con apparizioni fugaci e non memorabili di alcuni rappresentanti in tv. Invece con le elezioni e la possibile vittoria della destra le Sardine si sono sentite nuovamente «tirare la giacchetta dalla storia» (scrivono veramente così), e hanno risposto all’appello annunciando il grande ritorno in piazza, il 10 settembre, con una manifestazione a Roma. Questo nonostante Santori, neanche venti giorni fa, avesse detto il contrario: «Sarebbe anacronistico tornare nelle piazze, non possiamo sempre gridare: al lupo! Tanti me lo chiedono, è vero. Ma le Sardine non sono la lampada del genio che magicamente basta strofinare», aveva spiegato in una intervista a Repubblica. E poi che servirebbe?, basta votare il Pd, «oggi la risposta alla destra si chiama Pd e coalizione di centrosinistra, una delle poche comunità politiche in Italia». Poi però deve aver sentito anche lui il richiamo della Storia. E l’opportunità di ridare un po’ di vita al pesce azzurro nel frattempo ammuffito, sfruttando una situazione simile a quella in Emilia Romagna del 2020. Lì c’era da scongiurare la conquista della regione rossa da parte della Lega di Salvini (operazione riuscita, con la vittoria di Bonaccini). Ora il pericolo è ancora più grande, la vittoria della destra (e della Meloni) alle elezioni politiche e un nuovo governo magari guidato dalla Meloni.

Questo è un lavoro per le Sardine, che quindi si sono mobilitate per una nuova piazza tipo quella di Bologna degli esordi. L’ora è solenne, la Costituzione è in pericolo, la democrazia sotto attacco, la Patria chiama Santori e compagnia ittica. Un’Italia a guida Meloni «tutelerebbe i ricchi ed emarginerebbe i deboli», mette in guardia il cofondatore, parlando con l’Adnkronos. Con la destra al governa sarebbe «un’Italia conservatrice, in cui si tutelano gli italiani, i ricchi, i bravi, i non deviati, mentre gli emarginati, le persone fragili, i diversi resterebbero emarginati. Ci verrebbe spiegato che non sono gli ultimi a meritare i diritti ma che siamo noi a non meritarci loro. È indubbio che una vittoria di questa destra sarà un duro colpo ai diritti, motivo per cui è bene iniziare a creare dei presìdi dal basso. Meloni, Salvini, Berlusconi sono solo la punta dell’iceberg di una destra incapace di affrancarsi dal populismo». Concorda nell’allarme il Comitato nazionale delle Sardine: «Se vince la destra è indubbio il rischio di un pericolo democratico. Sul tema dei diritti sappiamo bene come la pensano i partiti di quella coalizione».

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