Cernobbio attende Giorgia Meloni: i manager sono fiduciosi, gli stranieri si dividono

di Giuliana Ferraino e Federico Fubini inviati a Cernobbio

Gli imprenditori pronti alla prima donna premier: «Ok se la eleggono gli italiani». Il commissario europeo alla Giustizia Reynders: «Giudicheremo da come sarà eseguito il Pnrr»

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Cernobbio (Como) – Giorgia Meloni, inutile negarselo, arriva stamani con gli altri candidati premier in una sala di Villa d’Este divisa in due. È una linea di faglia invisibile, sottile, frastagliata. Ma reale rispetto alla leader che sembra favorita per prendere il posto di Mario Draghi.

Da un lato c’è la gran parte degli imprenditori e manager italiani — poco importa se di centrodestra o no — che non mettono in conto una cesura profonda con l’(eventuale) arrivo a Palazzo Chigi della fondatrice di Fratelli d’Italia. Chi qui a Cernobbio vive e vede l’Italia da dentro sembra aver metabolizzato l’idea che la prima donna presidente del Consiglio venga da una scuola politica rimasta così a lungo ai margini della Repubblica. Però al Forum Ambrosetti ci sono anche gli altri, quelli che l’Italia la guardano da fuori. E fra questi le domande su chi sia Giorgia Meloni, che cosa pensi realmente e che conseguenze abbia per l’Europa una sua ascesa alla guida del governo italiano sono più numerose.

Basta grattare sotto la superficie, nelle pause caffè di Ville d’Este, per notare la linea di faglia. Elio Catania, presidente del gruppo dell’energia Innovatec, ex capo azienda di Ibm Italia, Ferrovie dello Stato e Atm Milano, prevede una confluenza quasi automatica di Meloni verso il mainstream europeo: un po’ come successe da sinistra a Alexis Tsipras, un tempo idolo della rivolta greca contro Bruxelles. «La spinta dell’integrazione è così forte che l’Unione europea è l’unica risposta ai problemi del momento. Non vedo altre opzioni — dice Catania —. Quando si coprono responsabilità di governo, la sedia fa la testa».

È ciò che spera anche Didier Reynders, commissario europeo alla Giustizia. Ma lui, belga, liberale, prima vuole vedere per credere: «Il fatto stesso che uno possa preoccuparsi quando una donna sembra vicina a una posizione di vertice mostra quanti progressi abbia fatto l’eguaglianza», scherza. Poi però diventa serio: «Sembra che di recente Meloni si sia espressa con una certa moderazione, ma non voglio giudicare le parole — continua —. Se la sua coalizione vincesse sarà importante vedere se il Piano di ripresa europeo sarà eseguito così com’è, anche sulla giustizia. Senza perdite di tempo. Seguiremo anche sui temi della discriminazione e della protezione delle minoranze».

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