Putin gela tutta l’Europa: il gasdotto russo non riaprirà

Sofia Fraschini

Il G7 trova l’intesa sul tetto al prezzo del petrolio russo, un preludio a quanto potrebbe avvenire sul fronte del gas, e a strettissimo giro Mosca risponde con un annuncio che sa tanto di ritorsione: Gazprom ha individuato alcune perdite di olio nel corso dei lavori di manutenzione in corso alla stazione di compressione di Portovaya. I guasti e danni individuati – spiega la major russa sul suo canale Telegram – non consentono una operatività sicura ed esente da problemi del motore della turbina”. Per questa ragione “il trasporto di gas” (verso l’Europa, ndr) è stato “completamente fermato”. La Siemens, azienda produttrice della turbina in questione, nega che perdite simili possano condurre a danni pesanti e allo stop: sigillare tutto quanto è una «operazione di routine». In ogni caso, il Nord Stream che era fermo da mercoledì resta dunque con i rubinetti chiusi verso l’Europa. Una mossa che potrebbe avere forti ripercussioni sui prezzi già da lunedì dopo la pausa degli ultimi giorni: il prezzo del gas al Ttf di Amsterdam ha chiuso la settimana in forte ribasso, a 212 euro al megawattora (-12%).


Una flessione motivata dalla crescente speranza che arrivi presto un tetto al gas russo come analogamente deciso proprio ieri sul petrolio. Due dei funzionari citati dal Financial Times anticipano che la misura dovrebbe avere effetto dal 5 dicembre per il greggio e dal 5 febbraio per i prodotti raffinati.


Dopo l’ok del G7, per renderlo operativo toccherà all’Unione europea modificare il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, passo considerato non facile. Perché il price cap ha il supporto della Commissione europea, ma necessita dell’appoggio dei singoli Paesi membri. Inoltre, per essere davvero efficace, la misura dovrebbe avere il supporto di paesi terzi che comprano grandi quantità di petrolio dalla Russia, ad esempio l’India. «Il tetto al prezzo del petrolio russo è uno degli strumenti più potenti per combattere l’inflazione» commenta la segretaria al Tesoro statunitense, Janet Yellen. Con questa decisione, «il G7 ha compiuto un passo avanti fondamentale per raggiungere il nostro doppio obiettivo di abbassare le pressioni sui prezzi energetici e negare a Putin i ricavi per finanziare la sua brutale guerra in Ucraina», si legge in un comunicato stampa diffuso dal dipartimento del Tesoro. Resta da vedere se sarà effettivamente così e quale sarà la reazione dei mercati dopo lo stop al Nord Stream e dopo che Mosca ha promesso ladestabilizzazione dei mercati dell’energia. La Russia venderà altrove il suo greggio – ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov – secondo cui le misure anti-russe, ovvero le sanzioni, hanno portato a una crisi molto profonda. Le società statunitensi stanno diventando più ricche mentre i contribuenti europei stanno diventando più poveri.Mosca ha inoltre minacciato l’Europa che in caso di price cap non vedrà mai più gas russo.

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