Da Ita al Meeting di Cl, così l’agenda di Draghi può influenzare il voto

Ilario Lombardo

Più che l’agenda Draghi, sventolata da chi sogna il premier a Palazzo Chigi ancora dopo il voto, a condizionare l’imminente campagna elettorale potrebbe essere l’agenda “di” Draghi: e cioè cosa farà e cosa dirà il premier da qui alle elezioni, e subito dopo, fino alla formazione del nuovo governo. Il meeting di Comunione e liberazione tra una settimana a Rimini, l’Onu a New York a settembre, a quattro giorni dal voto, la vendita già avviata di Ita Airways, il price cap sul gas in Europa. Discorsi, appuntamenti pubblici, atti di governo che agiranno sul dibattito tra i partiti e sul confronto immediato per chi si sta sfidando a colpi di promesse.

Prendiamo il dossier Ita che ha già scatenato l’ardore nazionalista di Giorgia Meloni. Durante l’ultima conferenza stampa, ai primi di agosto, Draghi è stato netto. Non arretrerà di un millimetro: «Non è mia intenzione lasciare la questione al prossimo governo. È nostro dovere andare fino in fondo». Sarà questo esecutivo, anche se dimissionario, a scegliere con chi trattare la vendita, se Lufthansa-Msc o i concorrenti di Air France-Klm-Delta con il fondo Certares. Draghi aveva promesso tempi brevi, una soluzione «entro dieci giorni». La scadenza è adesso, e da quanto risulta il governo sarebbe a un passo dalla decisione. Il condizionale è d’obbligo fino alla conferma ufficiale, ma tra la fine di questa settimana e la prossima dovrebbe arrivare l’annuncio: pare che la scelta cadrà sui tedeschi di Lufthansa associati alla società italiana di crocieristica Msc. Questo è solo il primo step: indicare il partner con cui il prossimo governo concluderà la trattativa. Un percorso obbligato, come è stato spiegato a Meloni in alcune telefonate con Palazzo Chigi, frutto di accordi con l’Ue successivi all’uscita di scena di Alitalia. Basterà a placare gli slanci della presidente di Fratelli d’Italia a difesa dell’italianità della compagnia di bandiera?

Il fattore Draghi è una variabile pronta a impattare sulla corsa al voto. Come non si stancano di ripetere i suoi collaboratori dal giorno delle dimissioni, il premier porterà avanti l’azione del governo, nel pieno delle sue prerogative, fino a dove il perimetro degli affari correnti glielo permetterà. Il discorso al meeting di Comunione e Liberazione, il 24 agosto, promette di essere un passaggio importante nella definizione dell’eredità di Draghi. L’ex numero uno della Bce rilancerà sulla «credibilità» come ingrediente principale dell’azione di governo e come premessa necessaria per confrontarsi con i partner internazionali. Un metodo, che poi è il senso della tanto evocata Agenda Draghi. L’ex banchiere torna al meeting di Cl due anni dopo il celebre discorso sulla differenza tra il «debito buono», destinato agli investimenti, e il «debito cattivo» che è fatto di sussidi a pioggia e spesa pubblica incontrollata.

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