Borsellino, un mistero lungo 30 anni

Ma il Csm probabilmente preferiva preservare il quieto vivere di una Procura palermitana che lo stesso Borsellino definiva «nido di vipere». Si preferì mettere il silenziatore trasferendo in Cassazione Giammanco e sostituendolo con Giancarlo Caselli, magistrato di ben altra consistenza e dirittura morale.

Ma il nido di vipere non era solo in Procura. L’avversione a Falcone e Borsellino era cosa antica. Valga per tutte la storia dei «Professionisti dell’Antimafia». Leonardo Sciascia scrisse sul Corriere della Sera un articolo che contestava, dal punto di vista delle regole allora esistenti, la nomina di Paolo Borsellino a procuratore di Marsala. Secondo lo scrittore, aver preferito Borsellino per meriti di antimafia, trascurando il criterio vigente e oggettivo dell’anzianità, rappresentava un pericolo perché apriva una porta all’arbitrio. Quell’articolo fu una mazzata per il pool antimafia, anche se in seguito Sciascia e Borsellino si chiarirono durante un pranzo, in occasione di un convegno ad Agrigento.

Ma non tutti sanno un particolare che la dice lunga sul nido di vipere. Sciascia fu indotto a scrivere quel pezzo. Una delegazione di magistrati palermitani si recò a casa sua, a Villa Sperlinga, portando lo «scandaloso» carteggio del Csm che sceglieva Borsellino. E i «Re Magi» che andarono da Sciascia non erano della Procura, erano ermellini giudicanti. Quindi il nido di vipere arrivava ai piani alti. Com’era stato per Falcone, osteggiato dal Procuratore Generale Pizzillo che riteneva le sue (di Falcone) indagini una rovina per l’economia siciliana. Ecco, ancora i piccioli, i soldi. In fondo in Sicilia si è ucciso solo per quelli e per il potere che ne deriva.

LA STAMPA

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.