Olaf Scholz: “Così Putin ha distrutto la pace, solo l’Europa unita può fermarlo”

Olaf Scholz

La politica inizia osservando la realtà. Anche e soprattutto quando non ci piace. Il ritorno dell’imperialismo in Europa fa parte della realtà. Molti avevano sperato che gli stretti legami economici e le reciproche dipendenze avrebbero garantito a un tempo stabilità e sicurezza. Nel frattempo è a tutti evidente che Putin con la sua guerra contro l’Ucraina ha distrutto questa speranza. I missili russi non solo hanno causato enormi distruzioni a Kharkiv, Mariupol e Kherson, ma hanno anche annientato l’ordine di pace europeo e internazionale degli ultimi decenni. (…)

Dopo la svolta epocale costituita dall’attacco di Putin, nulla è più come prima (…) Da questa svolta scaturisce un mandato operativo – per il nostro Paese, per l’Europa, per la comunità internazionale. Dobbiamo rendere la Germania più sicura e resiliente, l’Unione europea più sovrana e l’ordine internazionale a prova di futuro.

I 100 miliardi di euro che abbiamo stanziato come fondo speciale per la Bundeswehr fanno parte della nuova realtà. (…). Sosteniamo l’Ucraina – finché ne avrà bisogno – economicamente, umanitariamente, finanziariamente e con la fornitura di armi. Allo stesso tempo, facciamo in modo che la Nato non diventi parte belligerante. Infine, ci affranchiamo dalla nostra dipendenza energetica dalla Russia. (…)

Questo percorso non è facile, neppure per un Paese così forte e benestante come il nostro. Avremo bisogno di un respiro lungo. (…)

Non stiamo percorrendo da soli questo cammino. Siamo uniti nell’Unione europea, siamo integrati con la Nato in una forte alleanza militare. E agiamo partendo da solide convinzioni: per solidarietà con l’Ucraina, la cui esistenza è in pericolo, e per proteggere la nostra sicurezza. Se Putin riduce le forniture di gas, usa l’energia come arma anche contro di noi. Nemmeno l’Unione Sovietica lo faceva ai tempi della guerra fredda.

Se ora non resistiamo all’aggressione di Putin, lui potrebbe andare avanti. Lo abbiamo visto: l’invasione della Georgia nel 2008, poi l’annessione della Crimea nel 2014, l’attacco contro l’Ucraina orientale e infine, a febbraio di quest’anno, contro l’intero Paese. Consentire a Putin di farla franca, significherebbe permettere alla violenza di infrangere la legge quasi senza conseguenze. E la nostra libertà e la nostra sicurezza sarebbero a rischio.

Della nuova realtà fa parte anche la maggiore coesione dell’Unione europea avvenuta negli ultimi mesi. L’Ue ha reagito all’aggressione della Russia con grande consenso e ha imposto sanzioni di una durezza senza precedenti, il cui effetto aumenta di giorno in giorno. E Putin non deve illudersi: fin dall’inizio eravamo consapevoli del fatto che avremmo dovuto mantenere le sanzioni a lungo. Ed è altrettanto chiaro che nessuna di queste sanzioni sarà revocata in caso di una pace imposta dalla Russia. Per la Russia, non c’è alternativa a un accordo con l’Ucraina che possa essere accettato dagli ucraini.

Putin vuole dividere il nostro continente in zone di influenza, in grandi potenze e stati vassalli. (…). All’ultimo Consiglio europeo abbiamo dato una risposta inequivocabile: abbiamo dato all’Ucraina e alla Moldava lo status di candidati e ribadito il futuro europeo della Georgia. Abbiamo detto chiaramente che la prospettiva di adesione deve finalmente realizzarsi per tutti e sei i Paesi dei Balcani occidentali.

Negli ultimi anni spesso è stato chiesto, a ragione, che l’UE diventasse un attore geopolitico. Una richiesta ambiziosa, ma giusta! Con le decisioni di portata storica degli ultimi mesi, l’Unione europea ha compiuto un grande passo in questa direzione. Con una determinazione e un’unità senza precedenti, abbiamo detto: il neo-imperialismo di Putin non deve avere successo. Ma non dobbiamo fermarci qui. Il nostro obiettivo deve essere quello di serrare i ranghi in tutti i campi in cui troppo a lungo in Europa abbiamo lottato per trovare soluzioni: nella politica migratoria, nella costruzione di una difesa europea, nella sovranità tecnologica e nella resilienza democratica. Nei prossimi mesi la Germania presenterà proposte concrete in tal senso.

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