Guerra fredda tra Salvini e Giorgetti. “I militanti ci dicono: via dal governo”

ALESSANDRO DI MATTEO

La versione ufficiale è che la Lega va avanti «compatta» che il clima tra i due è stato «sereno», ma è difficile pensare che la telefonata di ieri mattina tra Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti abbia potuto risolvere tutte le questioni che si sono aperte nel dopo-Amministrative. La spinta di una parte del partito per rompere con il governo è sempre più forte, mentre il ministro per lo Sviluppo economico continua a pensare che non sia una buona idea e le critiche di Giorgetti degli ultimi giorni non sono comunque state smentite in alcun modo. La nota ufficiale, che è stata affidata all’ufficio comunicazione del ministro, spiega che i due «hanno parlato a lungo» e, appunto, che «hanno rinnovato e confermato, in questa delicata fase politica, che la Lega è compatta e prosegue nella linea decisa nel corso della riunione di lunedì scorso nell’esclusivo interesse degli italiani e coerentemente con le battaglie del partito».

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La linea è quella del risolvere in casa certe questioni, evitare di polemizzare attraverso i mass-media. Chi ha parlato con Salvini racconta semmai di una preoccupazione per «i capricci della sinistra che mettono a rischio il decreto Aiuti che prevede 15 miliardi per famiglie e imprese». Linea dura, poi, contro Ius scholae e legalizzazione della cannabis, provvedimenti contro i quali la Lega annuncia «battaglia durissima». Ma il leader sa che bisogna riprendere in mano le briglie del partito, il voto ha innescato tensioni pericolose e non a caso oggi Salvini tornerà ad incontrare i deputati, già visti la scorsa settimana. La linea è marcare a uomo, per evitare che la situazione sfugga di mano.

Il fatto è che – nonostante il clima «sereno» non è arrivata nessuna smentita delle frasi di Giorgetti contro il cerchio magico di Salvini, nessuna correzione rispetto a quel «se sono io il problema, me ne vado». Anzi, un parlamentare vicino al ministro ribadisce che l’idea di mollare il governo è sbagliata, perché «è tutto da dimostrare che uscire dalla maggioranza ci farebbe guadagnare voti». Giorgetti, raccontano, è assolutamente consapevole che è faticoso stare in questa maggioranza, ma – ha ripetuto – questo vale per tutti, anche per la sinistra. Si è deciso di stare al governo per responsabilità, insiste.

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Peccato, appunto, che la pressione per rompere aumenta. Edoardo Rixi spiega: «Ci sono due visioni diverse su come gestire la situazione, però non mi pare ci siano due posizioni diverse sulla sostanza». Il punto, insiste, è che «bisogna che questo governo dia spazio anche al centrodestra». Le rivendicazioni di Giuseppe Conte, peraltro, non aiutano. «Conte dice che ci vuole una svolta, cioè una svolta più a sinistra di un governo che già secondo noi è eccessivamente a sinistra… Beh è un problema». Anche perché sottolinea, «l’80% delle lettere che arrivano dai militanti ci dicono: cosa ci fate ancora in questo governo? Ci devono dare dei motivi per stare al governo e riuscire a tenere i nostri».

Igor Iezzi, uno dei deputati più vicini al leader, ribadisce che la Lega, aggiunge, deciderà se restare o no al governo in base «a due punti: uno, le provocazioni – droga libera e cittadinanza facile – e poi la risposta su problematiche più serie. Lì ci vorrà un governo che sia “sprint”, non fermo per i litigi tra Conte e Letta. Valuteremo questo, la riforma delle pensioni…».

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