Guerre parallele, l’Ue vuol salvare Kiev senza patire troppo. L’America cerca di mettere Putin all’angolo e resta scettica sulla possibile pace

Domenico Quirico

Ma che guastafeste questo Biden: chiama alle armi, alla soluzione radicale, o Putin o noi, perfino il buon dio che pure è infinitamente paziente non lo sopporta più al Cremlino, con un nemico mortale non ci sono accomodamenti, ucciderlo o farsi uccidere, nessuna via di mezzo. Finalmente venne il Presidente! Le sue parole di guerra e di odio sono di oro zecchino, le nostre, con i distinguo e i controdistinguo, sanno di reticente, di falso. Noi dell’Unione europea facciamo la guerra ma accuratamente difensiva, pudibonda, fino a un certo punto e non oltre, per carità. Ci viene comodissimo uno strampalato neologismo mussoliniano: tifiamo per uno dei duellanti ma restiamo «non belligeranti». Molte sono le scappatoie, confidiamo, molte le porte per non andare da nessuna parte.

Adesso non abbiamo più bisogno di Cassandre. Sappiamo ufficialmente. L’Unione europea e gli Stati Uniti combattono in Ucraina due guerre diverse pur dandosi grande manate sulle spalle e giurandosi fedeltà eterna. Perché in guerra siamo già con la Russia e l’idea di poter fermare un simile macello in qualsiasi momento come si spinge il freno dell’automobile è una bella pretesa di ingenui. Allora: l’Europa, con buona volontà e impegno, per quanto le consentono i suoi limiti, si propone di preservare per quanto possibile la indipendenza ucraina, salvare e aiutare i profughi e, elemento cruciale, uscirne limitando i propri danni già vasti. Che sono quelli che derivano dalle forniture di gas e altri utilissimi materiali che, purtroppo, arrivano in gran quantità da quelle latitudini selvatiche.

Gli americani invece… che cosa pescano nel vaso di pandora? Gli americani, come ha spiegato sillabando bene vocali e consonanti e mettendole poi per iscritto Biden, hanno un progetto molto più ambizioso di cui l’Ucraina, è amaro dirlo, non è che lo scenario geografico e a cui fornisce il materiale umano. Il progetto è quello di spazzar via Putin dallo scenario politico mondiale. I mezzi da impiegare si svelano a poco a poco, con l’evoluzione della situazione sul campo, come dicono giudiziosamente i generali. All’inizio era soltanto l’idea di logorare i russi con una gigantesca guerriglia. Da anni, con saggia precauzione, la pianificavano imbottendo di armamenti efficienti gli sgangherati arsenali ucraini. Ecco servito un secondo Afghanistan modello anni Ottanta nel cuore dell’Europa con gli eroici, loro malgrado, ucraini al posto degli eroici mujiaheddin.

Sullo sfondo, non pronunciata esplicitamente ma accarezzata con cura, la possibilità che alla fine di questo ben architettato dissanguamento il capitolo finale lo scriva un efficace intrigo di palazzo: a eliminare il coriaceo dittatore logorato dalla mancata vittoria avrebbe provveduto una mano russa. In fondo il delitto perfetto. Non è escluso che le fertili menti della Cia stiano lavorando per ingaggiare pugnali in Russia disposti a correre il rischio di indossare i panni di Bruto e di Cassio. A rileggere la storia dei Servizi americani si può ben dire che questo «escamotage» è una specialità della casa. È difficile liberarsi della vecchia pelle.

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