Guerra in Ucraina, i soldati russi gambizzati e la malvagità dei buoni

Domenico Quirico

Ho visto troppe morti violente. Ho conosciuto molto bene il sapore che ha la crudeltà. Ho ricordi dolorosi che cerco di non tenere sepolti perché sentirli solo come una assenza immobile e irrimediabile impedisce di ascoltare il grido dei morti. Per questo non mi stupisco quando vedo scorrere le sequenze di quello che viene indicato già come lo scandalo della crudeltà anche dei buoni, delle vittime, di chi si difende. Sono le immagini di alcuni soldati indicati come ucraini che sparano alle gambe di prigionieri russi, li azzoppano, li sciancano. E quelle del soldato che chiama la moglie di un russo ucciso con il telefonino che ha trovato frugando nel cadavere e le racconta sghignazzando come è ridotto per i colpi che ha subito. Kiev «indaga», garantisce una inchiesta pur smentendo che i propri combattenti violino le norme, ed è già un merito, perché sarebbe più semplice negare tutto, annegandolo nelle ovvie bugie del nemico. Se fossero confermate come autentiche non sarebbe per me che la conferma della malvagità perversa della guerra che non risparmia nessuno, mitizza i guerrieri e giustifica i loro eccessi anche con il pretesto della autodifesa.

La guerra è una divinità crudele e piena di pretese, per farsi adorare e assicurare forse la vittoria esige sacrifici umani, di più: pretende che i giovani che mandiamo a combattere trasformino le stragi e gli atti che devono compiere in un rito di iniziazione. La guerra fatta secondo le regole non esiste.

Che cosa vi aspettavate? La pianificazione dell’assassinio e della violenza è organizzata con la massima efficienza da tutti gli eserciti, quelli che aggrediscono e quelli che difendono. Ma coloro che nel fragore della battaglia emergono, quelli che hanno più potere dalle due parti sono coloro che hanno una vera propensione alla crudeltà, che non si fanno scrupoli. In ogni esercito ci sono sempre tanti piccoli criminali che diventano improvvisamente eroi. Quando si ha bisogno di uomini, di carne da cannone non si può andare tanto per il sottile. Arrivano i volontari, i mercenari, i «foreign fighters»: idealisti? Fanatici? Esteti della bella morte? Imbecilli? Accomodatevi. Abbiamo bisogno di gente che voglia morire.

Tra loro è gente violenta da prima, che crede nella ragione della forza, che esalta la forza, talvolta sono davvero piccoli criminali. Scoppia la guerra e continuano a fare quello che facevano prima. Solo che adesso è tutto vero, hanno un fucile in mano, rubano, saccheggiano, torturano, uccidono. Alcuni eserciti li arruolano astutamente i criminali, sono ottimi soldati. Le brigare Azov ci sono sempre, da tutte le parti, filmano le proprie imprese fosche ne conservano la testimonianza sul telefonino si vantano e le condividono con parenti e amici rimasti a casa: guarda cosa so fare… qui è pazzesco!

I prepotenti che vengono emarginati in tempo di pace diventano i salvatori della patria, i modelli, il simbolo degli ideali più nobili. Il giudizio sui loro vizi viene sospeso, le regole non contano più, c’è la guerra bisogna vincere prima di tutto, a qualsiasi prezzo. L’abdicazione pregiudiziale alla pietà e al diritto offre una sicurezza estrema. Si può fare tutto perché si è protetti da tutti i lati dal senso di colpa, dal provare rimorso. E questo accade anche nelle guerre delle democrazie, dal Vietnam all’Iraq.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.