Cosa succede se scoppia la guerra tra Russia e Ucraina?

di Federico Fubini

Gli scenari legati a un’aggressione da parte della Russia non sono univoci: gli eventi possono ancora diramarsi in molti modi diversi. Sembra però ormai lontano un rapido ritorno alla distensione nei rapporti tra i due Paesi

Gli scenari legati a un’aggressione della Russia all’Ucraina non sono univoci, né per i Paesi coinvolti né per il resto d’Europa, perché gli eventi possono ancora diramarsi in molti modi diversi. Ma se ancora non sappiamo cosa può accadere, iniziamo ad avere un’idea più chiara di quali sono le strade che ormai sembrano sbarrate verso un ritorno alla piena normalità.

Il primo scenario ormai sempre più lontano è quello di un rapido ritorno alla distensione nei rapporti fra Russia e Ucraina e, di riflesso, fra i governi occidentali e la Russia. Per la ristrettissima cerchia di anziani ex agenti del Kgb che con il presidente Vladimir Putin guidano le mosse della Russia è di fatto ormai impossibile un passo indietro. Mosca ha spostato a ridosso dei confini dell’Ucraina 190 mila soldati, su un esercito attivo di mezzo milione. È la più grande mobilitazione militare in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Sembra del tutto improbabile che adesso abbia luogo una ritirata senza che gli uomini del Cremlino possano vantare di aver colto almeno qualche successo strategico. Anche se l’invasione o l’invio di una sedicente «forza di peacekeeping» russa in Donbass non dovesse avere luogo nei prossimi giorni o nelle prossime settimane, la tensione internazionale e in parte lo stato di assedio militare attorno all’Ucraina sono come minimo destinati a restare quanto meno per molti mesi. A cascata ciò avrà conseguenze dirette anche per l’Italia e il resto d’Europa: anche nello scenario migliore (o in quello meno drammatico) il prezzo del gas naturale e del petrolio sono destinati a restare più alti di quanto avverrebbe in condizioni di pace sul fronte orientale. Per molto tempo non rivedremo le condizioni favorevoli di costo dell’energia degli anni scorsi. Lo choc sui prezzi forse – solo forse – sarà meno intenso che negli ultimi due mesi, ma non si dissolverà tanto presto.

Donbass: la situazione
In termini politico-militari lo scenario che a questo punto appare più probabile – pur in un quadro che evolve ogni giorno – è quello di uno o di una serie di incidenti innescati ad arte dai ribelli del Donbass pilotati dal Cremlino. L’esplosione di un gasdotto, lo spostamento forzato della popolazione civile russofona nelle regioni russe confinanti e le numerose violazioni della tregua di questi giorni hanno tutte un obiettivo: provocare una risposta delle milizie o dell’esercito ucraino che giustifichi l’ingresso delle forze armate di Mosca nel Donbas. Ma il modello preferito da Putin e dalla sua piccola cerchia di anziani ex agenti del Kgb è quello della «guerra ibrida», non dichiarata e possibilmente non combattuta (sull’esempio della conquista della Crimea nel 2014 senza sparare un solo colpo). In base a questo progetto, i «ribelli» russofoni della regione orientale ucraina del Donbass chiamerebbero in soccorso l’esercito di Mosca per le presunte violazioni della tregua da parte ucraina. Le accuse di genocidio contro gli ucraini del Donbass, senza alcuna prova e senza verosimiglianza, sono già state formulate da Putin stesso e dettagliate dalla portavoce del ministero degli Esteri.

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