Salvini avvisa il governo: lo strappo della Lega che non vota il decreto

di Marco Cremonesi

La scelta dei ministri. L’attivismo del leader, che vede Franco

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Una folgore colpisca chi dice che la Lega ha cominciato il lavoro ai fianchi sul governo Draghi. Però il dubbio sorge: i ministri della Lega ieri pomeriggio non hanno votato il nuovo decreto Covid, anche se tutto sommato alcune loro richieste erano state accolte: «In coscienza — è la posizione ufficiale —, non potevamo approvare la discriminazione tra bambini vaccinati e non vaccinati. La firma è dei tre ministri leghisti Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani. È vero, nella discussione i leghisti erano riusciti a spuntare il fatto che per chiudere una classe in dad ci vogliano cinque bambini positivi, e non più soltanto due. Ma, appunto, come si sente ripetere in continuazione da due giorni, la «Lega non è più disposta a fare sconti».

E così, ieri mattina Matteo Salvini ha incontrato al Mef il ministro Daniele Franco per un faccia a faccia «senza minuetti» (dicono in Lega) sul tema del caro bollette: «Ho chiesto a Franco e chiederò a Draghi un intervento sostanzioso, oltre i 5 miliardi subito per aiutare famiglie e imprese a pagare le bollette del gas». L’incontro con Draghi avverrà «a strettissimo giro» annuncia il partito, e anche quello non sarà soltanto per un tè. Non migliora il clima il fatto che Salvini, giusto martedì, aveva espresso la sua contrarietà alla sostituzione dell’ad di Mps Guido Bastianini. Pare che al Mef, ieri, del tema non si sia parlato, ma ieri la banca senese (azionista di controllo, il Tesoro) ha annunciato che la sostituzione approderà in cda lunedì prossimo.

Ma il pezzo forte della giornata sono certamente i ministri della Lega che non partecipano al voto sulle norme Covid. È appena il caso di notare che martedì, al consiglio federale della Lega, Salvini aveva chiesto un’assunzione di responsabilità a ministri, governatori e dirigenti. Il tema era stato sollecitato da alcuni salviniani con un ragionamento di questo genere: «Ci sono scelte che tutto il partito condivide, eppure la faccia ce la mette soltanto Matteo». È comunque indubbio che il malessere di Giancarlo Giorgetti, ministro allo Sviluppo economico, monta da qualche tempo. Spiega un suo amico che il disagio è «nei confronti di chi al governo, soprattutto Speranza, continua a parlare come se ci fosse una strada sola, che peraltro è poi puntualmente smentita dai fatti». Il problema è quando questa «realtà proclamata condiziona le vite delle persone». È lo stesso principio di quando il ministro si era infuriato per i troppi «scienziatoni con le verità in tasca» sui canali Rai. Non anti green pass, «ma nemmeno disposto a passare sulla Costituzione e sui principi liberali».

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