Una nemesi storica

E, in tutto ciò, la politica continua ad essere inerme. L’annus horribilis della giustizia in cui l’ex magistrato Palamara ha svelato il malcostume delle toghe, in cui un mostro sacro come Davigo è diventato un imputato come pure il Procuratore generale della Cassazione, in cui sul caso Eni sono venuti alla luce i magheggi dei pubblici ministeri, si è chiuso con l’attuale capo dello Stato che non ha neppure sfiorato l’argomento nel suo ultimo discorso. Né tantomeno questo tema, quello di riequilibrare i poteri nella nostra Repubblica, appare nel dibattito tra i partiti che cercano di individuare l’identikit del nuovo inquilino del Quirinale. Anzi, qualche pseudo-garantista in Parlamento (vedi Renzi) ignora del tutto il profilo, appunto, garantista nel tratteggiare la figura del nuovo presidente e punta ad eleggere in quel ruolo eminentemente politico «un tecnico». Un’altra resa. Ecco perché sapere che qualche giustizialista prestato al Palazzo sia ora perseguitato dagli stessi meccanismi infernali che ha messo in piedi è una magra consolazione.

Solo un segno dei tempi.

IL GIORNALE

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