Grillo indagato per la Moby, la ricerca dei magistrati nelle chat e nei messaggi dei collaboratori più stretti: «Una mediazione illecita»

Sempre dal 2018, e per tre anni, la Moby spa ha sottoscritto anche un contratto con la Casaleggio Associati srl del figlio Davide del cofondatore del M5S Gianroberto, che i pm — senza allo stato indagarlo — qualificano «figura contigua al M5S in quanto all’epoca dei fatti gestiva la piattaforma digitale Rousseau»: 600.000 euro annui per la campagna «Io navigo italiano», un pallino di Onorato per «sensibilizzare l’opinione pubblica e gli stakeholders alla tematica della limitazione dei benefici fiscali alle sole navi che imbarchino personale italiano e comunitario».

Solo che — e qui sta la correlazione che i pm devono dimostrare per contestare il traffico di influenze illecite — nello stesso periodo «Grillo ha ricevuto da Onorato richieste di interventi in favore di Moby spa», e per i pm «le ha veicolate a parlamentari in carica appartenenti al Movimento» da lui fondato, «trasferendo quindi al privato le risposte della parte politica o i contatti diretti con quest’ultima». Un triangolo di cui gli inquirenti milanesi avrebbero già tracce, acquisite a Firenze in alcune chat di Onorato nell’inchiesta fiorentina dal 2019 sulla Fondazione Open di Matteo Renzi. E «l’entità degli importi versati o promessi da Onorato, la genericità delle cause dei contratti, e le relazioni effettivamente esistenti e utilizzate da Grillo su espresse richieste di Onorato nell’interesse del gruppo Moby» sono i tre elementi che al procuratore aggiunto milanese Maurizio Romanelli e alla pm Cristiana Riveda fanno allo stato ritenere «illecita la mediazione operata da Grillo», perché «finalizzata a orientare l’azione pubblica dei pubblici ufficiali (i parlamentari 5 Stelle, ndr) in senso favorevole agli interessi del gruppo Moby».

CORRIERE.IT

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