Ecco perché voglio una donna al Colle

Serena Dandini

Perché hai firmato l’appello di Dacia Maraini che auspica una donna al colle?». La vera domanda sarebbe «Perché no?». Purtroppo tutto si consumerà con il solito bru- bru gossipparo- istituzionale e ancora una volta bisognerà aspettare, se va bene, un altro giro di giostra.

L’appello è una provocazione per sottolineare una macroscopica arretratezza del nostro Paese che tutti i politici a parole riconoscono abbassando gli occhi con voce di circostanza: «Ah fosse per me…figuriamoci» e nella confusione generale si limitano a lanciare in pasto alla stampa dei nomi di donna più o meno papabili per dimostrare la loro fede femminista, ma nelle segrete stanze del potere la macchina si muove già in un’altra direzione. E tutti lo sanno. Un’altra vera domanda sarebbe: «Ma può essere che non esista in tutto il Paese una donna adatta a questo ruolo? E se sì, perché non candidarla?».

Ma sono tutte ovvietà che si rispondono da sole eppure siamo ancora qui a difenderci dall’accusa di volere una dittatura delle quote rosa, costi quel che costi: «Allora basta che sia una donna vi va bene tutto?». Con quel che si è visto finora e con certi nomi che circolano verrebbe da rispondere: «Si certamente». Ma per fortuna la scelta di figure femminili eccellenti e candidabili seppur sommerse e rese spesso invisibili dalle istituzioni è così ampia che il problema non si pone. Sempre che il criterio di scelta sia -come si sbandiera ai quattro venti -ancora il merito. Ma lo è?

LA STAMPA

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