Natale e cristiani. La Ue dimostra di stare sulla luna

Pier Luigi del Viscovo

Una donna è prima di tutto una signora e non c’è proprio niente di sbagliato, nessuna diminutio. È solo un’esaltazione della sua persona degna di rispetto e di cortesi attenzioni, senza alcuna ideologia o significati. È semplice e preziosissima educazione: signori si nasce, diceva Totò, che eleganza e raffinatezza le dispensava. Se appena uno schizzo ne fosse arrivato a Bruxelles, non saremmo finiti umiliati da un despota turco. Una signora, per come le conosco io, sarebbe rimasta in piedi e avrebbe fatto alzare sia il cafone che il bamboccione, per sedersi ella per prima, facendosi pure accomodare la poltrona.

Ora, questa signora a sua insaputa, invece di prendersi un maestro di maniere, ha avuto l’ardire di ergersi a maître à penser, ben assistita dai suoi ideologi di riferimento e dalla sua corte, in quella bolla stile Enterprise di Star Trek che sono le istituzioni europee, un limbo sospeso sopra l’Europa reale. Ha inteso dispensare un galateo in versione ideologica e moderna, che salta le forme inutili e superate per fissarne di nuove che identificherebbero i valori inclusivi e correct. Rimbeccata, e priva di radici forti, ha prontamente e politicamente ritirato. Nel dubbio che non abbia colto il senso del rimbecco, meglio chiarire perché era sbagliato.

La convivenza non implica la mortificazione delle diversità. Il rispetto è dovuto indipendentemente e non in assenza di sesso, etnia o altro. Tutti stiamo insieme ad altri nella pienezza delle identità individuali, che sono una ricchezza e vanno confrontate per ottenere una sintesi del meglio, altrimenti tra cent’anni saremo ancora così. I diversi diventano storia, non gli uguali. Chi viene a vivere in Europa porta le sue identità per preservarle, non certo per annacquarle in un decadente melting pot. E poi, pretendere di accogliere gli altri mettendoli comodi, per non fargli pesare ciò che siamo, tradisce un senso di superiorità stucchevole e sempre un po’ cafone.

Come pure non ha senso oscurare le nostre tradizioni, che ci ricordano come e cosa eravamo. La civiltà di oggi la esprimiamo non a dispetto ma grazie a quella di ieri. Lo schiavismo greco-romano ci ha reso uomini liberi, le dittature hanno prodotto la democrazia, due guerre tremende hanno inculcato una volontà di pace nemmeno pensabile per i nostri nonni. Quelle nefandezze di cui oggi ci vergogneremmo non vanno cancellate ma preservate e ricordate, perché sono l’unico muro che ci impedirà di ripeterle. L’umanità non è una fiaba ma una tensione tra demoni e angeli e servono entrambi per sapere la direzione.

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