Carte in tavola per il Quirinale

MONTESQUIEU

Quello che le camere cercheranno di eleggere tra un paio di mesi è il tredicesimo Presidente della Repubblica italiana. Cercheranno, come nel 2013, quando alla fine dovettero implorare il presidente uscente di prolungare il mandato. Non si tratta, quindi, di un adempimento incognito, di un evento naturale piombato sulla politica inopinatamente, e che la politica non ha avuto il tempo e il modo di assimilare. Per di più, l’elezione del capo dello Stato è un procedimento semplice, elementare: si tratta di scegliere la persona adatta al compito. Che è quello di rappresentare i cittadini, di proteggere la loro Costituzione, di cementare l’unità della nazione, con quel che tutto ciò è venuto via via significando. Con il tempo, compito complicato ( o facilitato?) per la sempre più labile relazione di interi partiti con la Costituzione, e per l’accresciuta esigenza di una terzietà senza sconti verso una politica sempre più rissosa. Oltre a qualche prerogativa specificamente indicata in Costituzione. La difficoltà sta nel convincere la politica a comportarsi come ogni capofamiglia fa centinaia di volte ogni anno: fare fronte ad un’esigenza individuando il soggetto- che sia un dentista, un imbianchino, un professore per i figli – che appaia il più idoneo, o almeno idoneo, ad eseguire correttamente la prestazione o il mandato richiesti . Succede invece che, quotidianamente, personalità politiche di alta responsabilità (la politica si condensa in poche figure di comando, e in tanti dipendenti) si vantino di tenere ben nascosto il nome del candidato che hanno chiaro in mente. Per non permettere che venga “bruciato”, nel gergo. La chiave di tutto è dunque un indovinello, la fantasia, il nome a sorpresa che a nessun altro verrebbe in mente ? Difficile che sia, con una simile premessa, il nome studiato per essere un buon rappresentante del cittadini, un protettore della Costituzione, e tutto il resto di cui sopra, appena sopra. Il capo dello Stato – l’analogia è solo procedimentale -, come il coniglio che il prestigiatore estrae dal cilindro a tempo quasi scaduto? Il leader più bravo, quello che scova il nome più imprevedibile? In realtà , quello che la politica cerca di tenere accuratamente coperto non è il nome del candidato a qualsiasi compito o mandato pubblico, nelle migliaia di nomine che le toccano, ma la quota immancabile di interesse di parte che guida quella scelta. Fino a casi estremi. Un esempio: la politica ha mal digerito la presenza nell’ordinamento di organismi chiamati autorità indipendenti , fino a quando ha realizzato che indipendenza o dipendenza potessero essere possibili sinonimi, e competenza e incompetenza requisiti passibili di valutazione del tutto soggettiva.

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