Cingolani contro il “bla bla” di Greta: “Governi all’opera, eversivo negarlo”

Federico Capurso

Se ultima settimana della Cop26, la conferenza mondiale sui cambiamenti climatici organizzata dalle Nazioni unite a Glasgow. In questi primi sette giorni sono stati messi a punto dei nuovi accordi sulla deforestazione, sulle emissioni di metano e sullo stop al finanziamento dell’energia derivata dal carbone, così come sulla finanza verde e sull’agricoltura sostenibile. Ecco perché il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, intervistato da Lucia Annunziata a «In mezz’ora in più», si scaglia contro «l’ipocrisia» di Greta Thunberg, che derubricava gli accordi siglati a Glasgow a dei banali «bla bla bla». Chiacchiere di cui – per l’attivista svedese – si riempirebbero la bocca leader politici che non sono più espressione di quella volontà di svolta sul clima che invece arriva dai cittadini. Cingolani non cita mai Greta Thunberg, ma «tutti stanno lavorando», ribatte. C’è però – fa notare il ministro della Transizione ecologica – una democrazia che stabilisce chi sono i rappresentanti eletti di ogni Paese e «trovo quasi eversivo – sottolinea – dire che le persone che stanno lavorando su queste cose non rappresentano nessuno». Poi, l’ultimo affondo: «La protesta deve spingerci a fare di più, ma deve anche diventare proposta. Altrimenti – punge Cingolani -, si trasforma in parte del problema».

L’attacco frontale del ministro italiano a Greta segue invece le polemiche di pochi giorni fa, quando lo stesso Cingolani l’aveva definita una qualunquista. In difesa della giovane attivista svedese si schierano i Verdi di Angelo Bonelli, che al ministro rinfacciano un «accanimento contro i giovani» e di non aver ancora preso una posizione pubblica sul nucleare, in attesa che sia l’Unione europea a dettare la linea. Nel Pnrr, prosegue Bonelli, ci sono «poche risorse per rinnovabili, mobilità elettrica, trasporto pubblico, mentre sulla depurazione si sono destinati solo 600 milioni di euro, nonostante solo pochi giorni fa l’Italia sia stata condannata per l’ennesima volta dalla Corte di Giustizia europea, proprio perché 6 milioni di persone in questo Paese non hanno fogne e depuratori».

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.