Letta umiliato anche in libreria, solo Toninelli fa peggio

Carlantonio Solimene

Ma quante copie ha venduto il libro di Enrico Letta? «Si tratta di dati riservati, ma posso dirle che è andato molto bene». Davvero? «Certo. Siamo già alla seconda ristampa. Ed è entrato anche in classifica». E quante copie sono state stampate per la prima edizione? «Anche questi sono dati riservati, ma si è trattato di una tiratura importante».

Da Solferino, la casa editrice legata a Rcs che ha pubblicato l’ultima fatica letteraria del segretario del Pd, «Anima e cacciavite», non si riesce a sapere altro. Ciò che è certo è che effettivamente Letta è entrato in classifica. Ma non in quella generale, bensì solo in quella della saggistica. «Innalzandosi» per una sola settimana, dal 24 al 30 maggio, al ventesimo posto in Italia. Poi più nulla. Una performance migliore, per dire, l’ha ottenuta persino Danilo Toninelli, che con il suo autoprodotto «Non mollare mai – La storia del ministro più attaccato di sempre», venduto solo on line, nella classifica della saggistica ci è entrato la settimana dopo, arrivando però al dodicesimo posto.

Letta peggio di Toninelli, almeno in libreria. Possibile? Per scoprirlo occorrerebbe avere accesso alle banche dati delle aziende che si occupano di censire il mercato editoriale e che vendono i loro servizi agli addetti ai lavori. Fortunatamente c’è una gola profonda che ci dà un aiuto. «No, Letta non ha fatto peggio di Toninelli. L’ex ministro grillino ha venduto poco più di duemila copie. Il segretario del Pd sarebbe a 3.300». Il condizionale è d’obbligo, perché a essere censite sono solo le copie vendute con i canali tradizionali. Per dire: se il Partito democratico ha deciso di comprare una quota di libri direttamente dall’editore per poi venderli a margine delle presentazioni, nelle banche dati non risulta. A essere generosi, però, si resta comunque sotto le cinquemila copie.

Tante? Poche? Qui il discorso si fa più complesso. Perché se si confronta il libro del segretario del Pd con quello della leader di un altro partito di simile consenso elettorale come Giorgia Meloni, «Anima e cacciavite» esce con le ossa rotte. Ad oggi «Io sono Giorgia», edito da Rizzoli, vanta una tiratura di 165mila copie per la bellezza di dodici edizioni a poco meno di due mesi dall’uscita. Certo, una cosa è la tiratura, un’altra le vendite. Rizzoli non fornisce questo dato ma un’idea è possibile farsela grazie al giornalista Stefano Lorenzetto che – citando i calcoli di Gfk nella settimana dal 7 al 13 giugno – stimava 77mila copie vendute. Considerando che nel frattempo sono state censite altre due settimane e che il libro della Meloni è ancora al primo posto nella saggistica e al sesto nella generale (non ne è mai uscito fin dalla pubblicazione) si può stimare che «Io sono Giorgia» veleggi attualmente oltre le 90mila copie vendute. Un successo travolgente, senza dubbio.

Un tempo si sarebbe detto che il libro della Meloni è un’eccezione e quello di Letta la regola. Perché i volumi dei politici, fino a qualche anno fa, non riscuotevano un grande successo. E, d’altronde, il fine ultimo dell’autore non era venderli, bensì guadagnarsi paginate sui giornali con le anticipazioni, interviste, ospitate in tv, presentazioni affollate eccetera. Più che un libro da vendere, un evento da pubblicizzare col quale lanciarsi o «ri»lanciarsi. Visibilità. Poi, però, qualcosa è cambiato. E la svolta sarebbe nella prima pubblicazione con Feltrinelli di Matteo Renzi, che nel 2017 dà alle stampe «Avanti. Perché l’Italia non si ferma».

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