L’indice Rt risale: “In due settimane balzo dei contagi”

Francesco Rigatelli

Per gli scienziati la variante Delta porterà entro breve un aumento dei contagi anche in Italia. Forse non sarà un’ondata come quelle dell’ anno scorso e nemmeno al livello di quella inglese, ma ci sarà e se non verrà contenuta dall’aumento dei vaccinati e dei tracciati potrà fare male a qualcuno tra persone fragili e non ancore protette con due dosi.

Ieri sono stati 808 i nuovi positivi, 12 le vittime, 141.640 i tamponi effettuati con un tasso di positività dello 0,57 per cento, in crescita rispetto allo 0,4 di sabato. Dati che come sempre nel week end significano poco e vanno visti sulla settimana. E’ in questo modo che si notano alcuni cambiamenti, come avverte Roberto Battiston, professore ordinario di Fisica all’Università di Trento: «La discesa del numero di nuovi infetti quotidiani si è fermata per la prima volta in tre mesi. I numeri di questa settimana superano quelli della settimana scorsa. Si tratta con ogni probabilità dei primi effetti visibili della variante Delta, che sta diventando dominante in Italia». Per l’ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana «il sorpasso sulla variante inglese potrebbe arrivare verso la metà di luglio e portare con sé un rischio di contagio molto alto».

In caso di una nuova ondata, calcola il noto fisico, «la copertura vaccinale necessaria per fermare la variante Delta si raggiungerebbe con la copertura dell’88 per cento della popolazione. Non basterebbe più il 72 dunque».

Di inversione di tendenza rispetto alla diminuzione dei contagi parla anche Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe di Bologna, che tiene la contabilità della pandemia: «Il concetto è che finché riusciremo a contenere i nuovi focolai non vedremo grandi ondate, ma se come capita in molte regioni si traccia e si sequenzia pochissimo e lentamente allora avremo presto dei guai». Cartabellotta sottolinea ancora una volta i due difetti che l’Italia si porta dietro dall’inizio dell’emergenza. Da un lato la lentezza «nell’approntare un efficiente e tempestivo sistema di rilevazione dei nuovi contagiati e dei loro contatti», con relativo isolamento, aggravato ora in tempo di varianti dalla mancanza di un sequenziamento del virus rilevato; dall’altro «la disomogeneità delle pratiche regionali» e la divisione sostanziale dell’Italia in due. «Quello che vedremo probabilmente – conclude Cartabellotta – è che i casi risaliranno a macchia di leopardo, ma in maniera inversamente proporzionale alla copertura vaccinale».

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