Ma non è colpa del Vaticano

E’ singolare che a cercare di introdurre l’ircocervo dell’identità di genere nella legislazione italiana sia un decreto che porta la firma di un ingegnere come Zan, invece che di un filosofo del pensiero debole come Vattimo. Ma è proprio l’accoppiamento della sacrosanta difesa del diritto alle scelte sessuali e affettive, da un lato, con la condannabile introduzione dell’identità di genere, dall’altro, che rischia di affossare l’uno e l’altra. Ora, sono più importanti i fatti, e in particolare la necessità di tutelare le scelte di vita individuali, e di difenderle dalle vessazioni e dalle violenze, o le interpretazioni, e cioè le ideologie sociologiche post-moderne? Non sarebbe meglio riconoscere che anche da sinistra si sono sollevate perplessità di vario “genere” su queste ideologie, che rischiano di far buttare nel lavandino il bambino insieme all’acqua sporca?

A proposito di sinistra, ammesso che la parola abbia ancora un significato qui e oggi, non sarebbe meglio migliorare la legge anche dal punto di vista dei diritti sessuali e affettivi? Ad esempio, si parla sempre di “coppie”, dimenticando questa volta il detto di Alexandre Dumas figlio: “le catene del matrimonio sono così pesanti che a volte bisogna essere in tre per portarle”. La vera liberazione non è il riconoscimento delle coppie di fatto, ma dei triangoli e degli altri poligoni. Ecco, parlare di legalizzazione della poligamia sarebbe sicuramente un argomento interessante e di sinistra, e forse quello sì che potrebbe finalmente far saltare il banco con il Vaticano!

LA STAMPA

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