Il pianto greco

Mattia Feltri

Sento parlare di ingerenza della Chiesa da quando sono nato. Il sostantivo ingerenza è solitamente accompagnato da un aggettivo apocalittico: intollerabile ingerenza, inaccettabile ingerenza, insopportabile ingerenza.

È quasi sempre la sinistra a non tollerare, non accettare o non sopportare l’ingerenza, anche perché in genere a destra – siccome spesso la Chiesa si ingerisce in questioni etiche come divorzio, aborto, matrimoni omosessuali – le ingerenze più che tollerate, accettate o sopportate sono gradite. Tuttavia ogni tanto le posizioni si invertono. Quando il Papa si ingerisce per esempio nelle politiche migratorie allora la destra, con un certo rispetto, quindi senza aggettivazione apocalittica, dice però è un’ingerenza; a sinistra invece l’ingerenza continua a sollecitare enfasi ma opposta: l’ultima volta hanno detto che la sinistra doveva ripartire da Papa Francesco, quindi era la sinistra che si ingeriva nel Vaticano.

La costante è il pianto greco, capelli strappati, vesti lacerate, medioevo, oscurantismo, e così anche stavolta, con l’ingerenza nella legge Zan. Almeno finché ieri non è arrivato il cattolico Mario Draghi che, come stesse dicendo stasera mangio i tortellini in brodo, ha spiegato: il nostro è uno Stato laico e non confessionale, il Parlamento è libero di discutere e di votare la legge che ritiene, nel rispetto della Costituzione, dei trattati internazionali, del pluralismo e delle differenze culturali. Stop. Era tanto difficile? Ecco, forse sì, forse lo era, dal momento che il problema non sono mai state le ingerenze, il problema sono sempre stati gli ingeriti.

LA STAMPA

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