La sorpresa del Pd, ora è il primo partito. FdI sorpassa la Lega

La sorpresa del Pd, ora è il primo partito. FdI sorpassa la Lega

Carlo Bertini

Per la prima volta dopo anni, il Pd fa uno scatto di reni e torna in vetta alla classifica. E la sorpresa è grande anche tra i big del Pd che leggono increduli sui loro smartphone una sorta di favola a colori: le pagine del Polimetro di Ipsos, la rilevazione settimanale di Nando Pagnoncelli. Un sondaggio Ipsos a suo modo storico: che certifica il sorpasso del Pd (20,8) sulla Lega (20,1) con i dem anche sopra Fdi (20,5), tornati primo (virtuale) partito italiano. E un centrosinistra largo che ruota intorno al 45% e se la gioca con la destra, «a dispetto di tante vulgate disfattiste», dicono al Nazareno. Dove cresce l’irritazione per le polemiche di questi giorni. Certo, il fatto che un segretario dica che non si sente «assediato» e che «ci sono fibrillazioni fisiologiche», anche tra i sindaci, è il segnale che la luna di miele con potentati e correnti sta finendo. Tanto che Letta la prossima settimana presenterà ai gruppi parlamentari, a segretari regionali e sindaci, il progetto sulle Agorà Democratiche. «Che sulle politiche e sulle forme di rigenerazione della democrazia costituirà un esercizio di partecipazione mai sperimentato».

Insomma, si gioca d’anticipo per stoppare malumori e limitare i tormenti. Come quelli di un leader toscano come Letta, supplicato dai militanti toscani a candidarsi a Siena, ma costretto a recalcitrare. Il quadro che gli si prospetta è una città con elettori infuriati per la prospettiva di perdere potere (e posti di lavoro) con la cessione di Mps. In ballo per una fusione con l’istituto presieduto dallo stesso Piercarlo Padoan, che ha mollato il collegio che Letta dovrebbe conquistare. Un cortocircuito poco invitante, che impegnerebbe energie tutte da dedicare anche alle sfide nelle grandi città. Questo il dilemma di Letta: «Onorato, mi riservo di decidere», risponde per ora ai senesi. Impensierito da una tornata di amministrative che se non gli farà trarre conseguenze politiche comunque vada, certo non sarà una passeggiata. «Vinceremo 5 a 0», pronostica Zingaretti. «Io sarei meno ottimista», lo gela Andrea Marcucci. Liquidato per le sue intemerate da Letta con un «tanto rumore per nulla», ma che l’altra sera era in compagnia, con Gianni Pittella e Tommaso Nannicini a sparare dalle trincee del gruppo del Senato contro lo stato maggiore.

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